E’
possibile abbandonare i cliché un po’ vecchiotti e raccontare le
emozioni degli abitanti dei paesi est-europei che da quasi vent’anni
si sono aperti all’Europa? Passare cioè dallo stereotipo
dell’idraulico polacco ai cittadini in carne e ossa? E’ possibile.
Basta volerlo. Può così capitare di incontrare a Berlino un gruppo
di giovani artisti lettoni provenienti dall’Accademia delle Arti di
Riga, uno degli istituti più prestigiosi della Repubblica baltica,
impegnati in uno dei tanti scambi culturali est-ovest che hanno
luogo nella capitale tedesca, divenuta ormai il nuovo baricentro
continentale. Venti ragazze e ragazzi tra i 20 e i 25 anni,
coordinati da due professori, Aleksejs Naumovs e Kristaps Zarins,
sono stati per un mese intero ospiti dell’Hotel Gates, un albergo a
quattro stelle nel cuore del quartiere borghese di Charlottenburg
che con la gestione di Abraham Rosenthal ha deciso di abbinare
attività commerciale e mecenatismo culturale. Rosenthal ha fornito
ai giovani studenti vitto e alloggio e gli ha consegnato la
splendida soffitta dell’albergo, trasformata per un mese dagli
studenti in una sorta di atelier bohemien zeppo di tele, colori,
pennelli e bottiglie di vino rosso. In cambio ha ottenuto una parte
dei dipinti, che oggi adornano le stanze dell’hotel, e una
percentuale sulle vendite degli altri quadri.
Gli
studenti hanno vissuto un’esperienza memorabile,
sperimentando quotidianamente le opportunità e i problemi
della vita quotidiana in una grande metropoli occidentale. I
loro professori li hanno spediti in giro per la città a
catturare quelli che secondo la loro sensibilità erano gli
spunti capaci di raccontare la nuova Berlino. Monumenti,
laghi, tramonti, ma anche stazioni in costruzione, strade
trafficate, gru, simboli che sono finiti sulle oltre
duecento tele esposte alla fine della trasferta nel cortile
interno dell’Hotel Gates. Un lungo film berlinese, fatto di
suggestioni futuristiche e immagini naturalistiche, dalle
cupole in vetro e acciaio del Reichstag ai languidi colori
del lago Wannsee, dal tunnel cilindrico e trasparente della
nuova stazione centrale ai simboli guerrieri della Berlino
prussiana e ai memoriali dell’olocausto, reminiscenze di una
storia tragica.
E
soprattutto, i giovani dell’accademia lettone hanno
raccontato, a chi li ha voluti ascoltare, i loro sogni e le
loro passioni, che poi sono quelle della prima generazione
cresciuta dopo la caduta del comunismo e che del regime non
ha che vaghi, infantili ricordi. Noi li abbiamo intervistati
e le loro storie sono state curiose e sorprendenti perché
emerge il ritratto di una generazione che vive e pensa
attraverso standard che sono già europei e che niente ha da
recuperare rispetto ai giovani dell’Europa occidentale.
Anzi, potrebbe avere qualcosa da insegnare (o re-insegnare).
Reinis Liepa, 22 anni, ha già partecipato a piccole mostre
nel Vecchio Continente, in Olanda e in Francia, e dopo
questa esperienza berlinese vorrebbe compiere il grande
salto a Londra. Nel suo immaginario la capitale britannica
resta la vera porta dell’Ovest, una città in grado di
esaltare il lavoro artistico, soprattutto per le sue
potenzialità commerciali. Idealità e pragmatismo, pittura e
vendita. Non si fa illusioni neppure il più giovane del
gruppo, Augusts Zarins che a un già pregevole disegno
artistico affianca la passione per la fotografia. Scostante
e determinato, Augusts sembra attratto dal movimento e dalla
frenesia delle grandi città. Se fossimo cent’anni fa
potremmo considerarlo un aspirante futurista, niente
malinconie nelle sue opere ma velocità, modernità e
creatività: “Quando penso al mio futuro non mi immagino ad
ammuffire nella mia piccola Riga – dice con un eccesso di
ingenuità – non mi piacciono i quadri con soggetti
naturalistici e anzi l’arte pittorica mi sembra superata”.
L’Europa dell’Ovest? “A me Berlino piace, anche se devo
ancora trovare la movida tanto decantata. A dire il vero
anche qui mi sembra tutto un po’ morto”.
Futuro
e modernità. Questo cerca la maggior parte di loro. Pensano
di trovarla in quell’Europa occidentale che hanno sentito
decantare dai loro genitori. Poi, quando ci si trovano,
l’immagine non si conforma alla realtà. E talvolta la
Vecchia Europa non sembra appagare la sete di novità di
questi giovani est-europei che, quando possono, saltano
direttamente al di là dell’Atlantico. E’ quanto è accaduto a
Laura Prikule, i cui quadri si distaccano tra quelli appesi
alle assi di legno della soffitta dell’Hotel Gates. I suoi
lavori si ispirano al concettualismo: osserva, si ispira,
elabora, trasforma. Il quadro è un concetto e così il
Reichstag diventa un enorme spazio bianco che poggia su un
sottile nastro nero, rosso e oro, i colori della bandiera
nazionale. La sua arte è già matura, un po’ come la sua
esperienza. Lei in America c’è stata, ha lavorato a San
Francisco, si è immersa nella vita di una società più
dinamica. “Devo riconoscere che quell’esperienza ha cambiato
il mio modo di lavorare, mi ha aperto frontiere nuove.
Quella americana è una società molto stimolante che esalta
la creatività dell’artista. Almeno, questa è la mia
impressione”. Anche se un ritorno a Riga non è escluso da
tutti. Anda Daniele, 23 anni, sembra avere all’interno della
sua anima quella dolcezza che trasmette alle sue opere.
Quando registriamo le sue impressioni è assieme al fidanzato
Andris Eglitis (artista del gruppo anche lui e autore di
quadri di grande effetto) sulle sponde del lago Wannsee. Sul
cavalletto la tela si riempie di oggetti soffusi, atmosfere
morbide, colori armonici. Lei e il suo compagno hanno girato
l’Europa in lungo e in largo, anche l’Italia, Firenze in
particolare. Ma queste esperienze sono disposti a spenderle
nella scena artistica di casa, che poi così provinciale non
deve essere: “Sì, io penso di poter vivere e lavorare anche
a Riga. L’arte non ha bisogno di una grande metropoli per
potersi esprimere al meglio”.
E come
darle torto? Se la Vecchia Europa non soddisfa e l’America è
lontana e un po’ straniera, perché allora non provare a
prendere l’onda della crescita est-europea, che proprio sul
Baltico vive la sua stagione più intensa? Questi giovani e
questi paesi, che la Germania invita e cura disegnando così
il suo ruolo centrale nei futuri equilibri continentali,
sono lo specchio di un pezzo di Europa in ascesa che noi
italiani ignoriamo e i burocrati di Bruxelles, di fatto,
temono perché mettono in discussione equilibri e privilegi
acquisiti. Eppure, se la locomotiva è in Germania i vagoni
più dinamici sono ad Est (con la felice eccezione
dell’Irlanda). E dentro questo nostro piccolo oriente
spiccano tre sorprese. Bisogna andarle a cercare lassù sulla
carta, in una sorta di passaggio a Nord-Est. Si chiamano
Lettonia, Estonia, Lituania. Sul Baltico la vita è bella,
anche se a chi ci vive, qualche volta, può sembrare un po’
monotona.
(c)
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