Passaggio a Nord-Est fra arte e commercio
di Pierluigi Mennitti
[18 giu 07]


E’ possibile abbandonare i cliché un po’ vecchiotti e raccontare le emozioni degli abitanti dei paesi est-europei che da quasi vent’anni si sono aperti all’Europa? Passare cioè dallo stereotipo dell’idraulico polacco ai cittadini in carne e ossa? E’ possibile. Basta volerlo. Può così capitare di incontrare a Berlino un gruppo di giovani artisti lettoni provenienti dall’Accademia delle Arti di Riga, uno degli istituti più prestigiosi della Repubblica baltica, impegnati in uno dei tanti scambi culturali est-ovest che hanno luogo nella capitale tedesca, divenuta ormai il nuovo baricentro continentale. Venti ragazze e ragazzi tra i 20 e i 25 anni, coordinati da due professori, Aleksejs Naumovs e Kristaps Zarins, sono stati per un mese intero ospiti dell’Hotel Gates, un albergo a quattro stelle nel cuore del quartiere borghese di Charlottenburg che con la gestione di Abraham Rosenthal ha deciso di abbinare attività commerciale e mecenatismo culturale. Rosenthal ha fornito ai giovani studenti vitto e alloggio e gli ha consegnato la splendida soffitta dell’albergo, trasformata per un mese dagli studenti in una sorta di atelier bohemien zeppo di tele, colori, pennelli e bottiglie di vino rosso. In cambio ha ottenuto una parte dei dipinti, che oggi adornano le stanze dell’hotel, e una percentuale sulle vendite degli altri quadri.

Gli studenti hanno vissuto un’esperienza memorabile, sperimentando quotidianamente le opportunità e i problemi della vita quotidiana in una grande metropoli occidentale. I loro professori li hanno spediti in giro per la città a catturare quelli che secondo la loro sensibilità erano gli spunti capaci di raccontare la nuova Berlino. Monumenti, laghi, tramonti, ma anche stazioni in costruzione, strade trafficate, gru, simboli che sono finiti sulle oltre duecento tele esposte alla fine della trasferta nel cortile interno dell’Hotel Gates. Un lungo film berlinese, fatto di suggestioni futuristiche e immagini naturalistiche, dalle cupole in vetro e acciaio del Reichstag ai languidi colori del lago Wannsee, dal tunnel cilindrico e trasparente della nuova stazione centrale ai simboli guerrieri della Berlino prussiana e ai memoriali dell’olocausto, reminiscenze di una storia tragica.

E soprattutto, i giovani dell’accademia lettone hanno raccontato, a chi li ha voluti ascoltare, i loro sogni e le loro passioni, che poi sono quelle della prima generazione cresciuta dopo la caduta del comunismo e che del regime non ha che vaghi, infantili ricordi. Noi li abbiamo intervistati e le loro storie sono state curiose e sorprendenti perché emerge il ritratto di una generazione che vive e pensa attraverso standard che sono già europei e che niente ha da recuperare rispetto ai giovani dell’Europa occidentale. Anzi, potrebbe avere qualcosa da insegnare (o re-insegnare). Reinis Liepa, 22 anni, ha già partecipato a piccole mostre nel Vecchio Continente, in Olanda e in Francia, e dopo questa esperienza berlinese vorrebbe compiere il grande salto a Londra. Nel suo immaginario la capitale britannica resta la vera porta dell’Ovest, una città in grado di esaltare il lavoro artistico, soprattutto per le sue potenzialità commerciali. Idealità e pragmatismo, pittura e vendita. Non si fa illusioni neppure il più giovane del gruppo, Augusts Zarins che a un già pregevole disegno artistico affianca la passione per la fotografia. Scostante e determinato, Augusts sembra attratto dal movimento e dalla frenesia delle grandi città. Se fossimo cent’anni fa potremmo considerarlo un aspirante futurista, niente malinconie nelle sue opere ma velocità, modernità e creatività: “Quando penso al mio futuro non mi immagino ad ammuffire nella mia piccola Riga – dice con un eccesso di ingenuità – non mi piacciono i quadri con soggetti naturalistici e anzi l’arte pittorica mi sembra superata”. L’Europa dell’Ovest? “A me Berlino piace, anche se devo ancora trovare la movida tanto decantata. A dire il vero anche qui mi sembra tutto un po’ morto”.

Futuro e modernità. Questo cerca la maggior parte di loro. Pensano di trovarla in quell’Europa occidentale che hanno sentito decantare dai loro genitori. Poi, quando ci si trovano, l’immagine non si conforma alla realtà. E talvolta la Vecchia Europa non sembra appagare la sete di novità di questi giovani est-europei che, quando possono, saltano direttamente al di là dell’Atlantico. E’ quanto è accaduto a Laura Prikule, i cui quadri si distaccano tra quelli appesi alle assi di legno della soffitta dell’Hotel Gates. I suoi lavori si ispirano al concettualismo: osserva, si ispira, elabora, trasforma. Il quadro è un concetto e così il Reichstag diventa un enorme spazio bianco che poggia su un sottile nastro nero, rosso e oro, i colori della bandiera nazionale. La sua arte è già matura, un po’ come la sua esperienza. Lei in America c’è stata, ha lavorato a San Francisco, si è immersa nella vita di una società più dinamica. “Devo riconoscere che quell’esperienza ha cambiato il mio modo di lavorare, mi ha aperto frontiere nuove. Quella americana è una società molto stimolante che esalta la creatività dell’artista. Almeno, questa è la mia impressione”. Anche se un ritorno a Riga non è escluso da tutti. Anda Daniele, 23 anni, sembra avere all’interno della sua anima quella dolcezza che trasmette alle sue opere. Quando registriamo le sue impressioni è assieme al fidanzato Andris Eglitis (artista del gruppo anche lui e autore di quadri di grande effetto) sulle sponde del lago Wannsee. Sul cavalletto la tela si riempie di oggetti soffusi, atmosfere morbide, colori armonici. Lei e il suo compagno hanno girato l’Europa in lungo e in largo, anche l’Italia, Firenze in particolare. Ma queste esperienze sono disposti a spenderle nella scena artistica di casa, che poi così provinciale non deve essere: “Sì, io penso di poter vivere e lavorare anche a Riga. L’arte non ha bisogno di una grande metropoli per potersi esprimere al meglio”.

E come darle torto? Se la Vecchia Europa non soddisfa e l’America è lontana e un po’ straniera, perché allora non provare a prendere l’onda della crescita est-europea, che proprio sul Baltico vive la sua stagione più intensa? Questi giovani e questi paesi, che la Germania invita e cura disegnando così il suo ruolo centrale nei futuri equilibri continentali, sono lo specchio di un pezzo di Europa in ascesa che noi italiani ignoriamo e i burocrati di Bruxelles, di fatto, temono perché mettono in discussione equilibri e privilegi acquisiti. Eppure, se la locomotiva è in Germania i vagoni più dinamici sono ad Est (con la felice eccezione dell’Irlanda). E dentro questo nostro piccolo oriente spiccano tre sorprese. Bisogna andarle a cercare lassù sulla carta, in una sorta di passaggio a Nord-Est. Si chiamano Lettonia, Estonia, Lituania. Sul Baltico la vita è bella, anche se a chi ci vive, qualche volta, può sembrare un po’ monotona.

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