Berlino-Parigi, l'asse dei pragmatici
di Pierluigi Mennitti
[17 mag 07]


Neanche il tempo di dismettere gli abiti della cerimonia e il nuovo presidente francese Nicolas Sarkozy è piombato a Berlino, prima visita ufficiale all’estero. Cortesia ricambiata. Il giorno dopo la sua elezione, Angela Merkel si presentò all’Eliseo da Jacques Chirac prima di proseguire per Bruxelles. La politica estera dei paesi seri conosce più continuità che rotture e rifugge gli slogan da campagna elettorale. Essa segue binari consolidati che si rapportano agli interessi nazionali e quando un presidente vuol dare una scossa, lo fa senza abbandonare la via maestra. L’incontro immediato fra Sarkozy e Merkel consolida il rapporto tra Francia e Germania che ha costituito la base dell’integrazione europea, dopo le macerie di due guerre mondiali. Questo processo s’è però inceppato e oggi ha bisogno di fantasia e volontà per essere rimesso in moto.

Il ritorno della Francia sulla scena europea non può che essere una buona notizia. Fantasia e volontà, ma anche una buona dose di pragmatismo, questo è quello che ci vuole per sbloccare l’impasse. Al di là dell’antieuropeismo populista e dell’europeismo ingenuo, due facce della stessa medaglia, quella dei neofiti. E di pragmatismo sembrano averne a sufficienza questi due nuovi leader, figli di un’Europa più giovane, non gravata dalle sofferenze post-belliche dei nonni né (per ora) dal cinismo contabile dei padri (anagraficamente parlando). C’è da approvare una costituzione o un trattato, comunque un meccanismo che oggi consente a ogni piccolo paese di bloccare processi politici importanti. C’è da mettere assieme le esigenze dei nuovi arrivati con quelle di chi da tempo ha costruito la casa comune. Ma queste esigenze non sono princìpi o parole, sono meccanismi, regole, sistemi di votazione: insomma, noiosa ma decisiva ingegneria istituzionale.

Angela Merkel ha rimesso al centro della politica estera tedesca il rilancio dell’Unione europea. Sarkozy ha assicurato nel suo primo discorso presidenziale il suo impegno continentale. Entrambi hanno ricordato le loro origini “orientali”, tedesca dell’est la prima, ungherese il secondo, per sottolineare l’importanza dell’Europa riunificata. Adesso, lo sforzo comune sarà di fare in modo che possa funzionare. Per riprendere la strada delle riforme economiche (l’agenda di Lisbona), riannodare la partnership con gli Stati Uniti, equilibrare i rapporti con Mosca e riavvicinare le istituzioni di Bruxelles ai cittadini europei. Sono tutti punti programmatici ribaditi ieri sera a Berlino e che accomunano i due leader conservatori.

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