Alla fine l’ha spuntata la pasionaria bianca: Ursula von der Leyen,
ministra della Famiglia della Grosse Koalition tedesca. Una delle
donne che Angela Merkel ha voluto portare con sé, prima nel gruppo
che ha gestito la campagna elettorale del 2005 e poi al governo per
rinnovare la squadra dirigente della Cdu. Nobile, come testimonia il
suo lungo cognome, ricca e a suo modo affascinante. Mamma di sette
bambini. Felice e in carriera, grazie anche alle collaboratrici
domestiche che si può permettere. Eppure attenta e sensibile alle
necessità delle donne che devono confrontarsi con ben altri budget.
Per questo ha fondato la sua politica familiare su valori
assolutamente tradizionali, su criteri pragmatici e moderni. Ne
aveva fatto un punto d’onore all’inizio della sua esperienza
governativa: il settimanale Der Spiegel l’aveva ritratta in
copertina, “Ich bin Deutschland”, l’eroina delle donne
conservatrici. Lei ha spiazzato tutti coloro che leggono la politica
con i paraocchi. Proposte concrete per rilanciare la natalità: non
slogan o manifestazioni più o meno oceaniche, ma un lungo, paziente
lavoro politico per dare alle donne qualcosa di tangibile.
Ecco
l’idea per la famiglia degli anni Duemila, adattata alla
sensibilità di una coalizione di governo eterogenea:
aumentare e migliorare la qualità degli asili nido. Lavoro e
indipendenza economica sono la base dell’emancipazione
femminile, una conquista per la donna occidentale. Carriera
e bambini, però, non sempre vanno d’accordo. Ecco dunque la
soluzione: spingere governo federale ed enti locali a
finanziare e potenziare strutture di accoglienza per i
bambini, fin dal loro primo anno di età. La proposta è stata
approvata dopo un vertice lunghissimo, protrattosi fino a
notte fonda e dopo mesi di polemiche, contrasti e confronti.
La combattiva ministra, di solidi principi
cristiano-democratici, ha dovuto pure sottoporsi alle accuse
della parte più conservatrice dell’episcopato cattolico
tedesco, che per bocca del vescovo di Augusta, Walter Mixa,
l’aveva tacciata di “socialdemocraticismo”, ribadendo che
una moderna politica della famiglia richiede che i genitori
dedichino più tempo ai loro figli, piuttosto che affidarli a
un asilo.
Ursula
von der Leyen ha tenuto duro. Ha portato avanti la sua
proposta tra i distinguo un po’ imbarazzati dei
socialdemocratici, le prudenze dei suoi compagni
democristiani e l’opposizione sorda dei sindaci che non
vedono di buon occhio l’idea di contribuire con le loro
casse esangui alla crescita degli asili. Ha incontrato il
ministro delle Finanze, strattonato a destra e a sinistra
per la destinazione del “tesoretto tedesco” (che è assai più
consistente di quello italiano) e gli ha strappato una
promessa. Poi il vertice dell’esecutivo ha approvato. Ora ci
sono due settimane per dar corpo alla nuova legge,
approfondendola nei dettagli. La ministra sa che nei
prossimi 14 giorni si gioca gran parte della sua
credibilità. Ma ha stoffa da vendere. Si possono condividere
o meno i suoi valori tradizionali, ma per dare alla famiglia
moderna un aiuto concreto, siamo certi che non andrà in
piazza a manifestare, piuttosto lavorerà di fino per
completare la sua proposta: più asili e (forse) più figli
per tutti.
(c)
Ideazione.com (2006)
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