Se si dovesse mettere un confine tra il mondo mitteleuropeo del
vecchio impero austro-ungarico e il mondo tedesco dei Reich, esso
dovrebbe essere qui, a Regensburg. Il cambio di atmosfera si avverte
immediatamente, forse anche complice il freddo vento di tramontana
che spira oggi dalle foreste bavaresi ad est e fa precipitare la
colonnina di mercurio a 17 gradi. E tuttavia l’antica Ratisbona, con
le sue torri e i suoi campanili, con il Danubio che la sfiora senza
penetrare nel cuore dell’Altstadt, con le sue viuzze medievali e il
suo duomo papale, appare algida e distaccata come noi immaginiamo la
Germania. Tutto qui richiama le glorie del passato. I tanti musei
che celebrano la storia cittadina, le stanze del Rathaus dove si
radunava la Dieta ai tempi del Sacro Romano Impero, i vicoli pieni
di fascino medievale, i tanti negozi di antiquariato che riempiono
il centro storico.
Ce ne sono di tutti i gusti e per tutti i tipi: dai cappelli
per gentiluomini e dame dei secoli passati ai libri, alle
mappe, alle stampe, ai gioielli, ai quadri, agli oggetti, ai
mobili, agli occhiali. Tutto sembra cristallizzato nel
passato, in questa città che ama specchiarsi nelle sue
grandezze trascorse assai più che nelle acque del Danubio.
Il suo ponte più famoso è quello di pietra, costruito nel
1135 e fino al 1935 rimasto l’unico a collegare le due
sponde cittadine. Il locale più curioso è il piccolo
caffè-lounge Via Ponte, una minuscola bomboniera fine
ottocento che offre come bevanda alla moda il Kultgetränk
der 50er, la bevanda cult degli anni Cinquanta, un revival
di liquore ai frutti di bosco in ghiaccio. Anche i giovani
universitari, che ciondolano pigramente nel bimestre estivo
lungo le rive del fiume bevendo birra e fumando marijuana,
sfogano esteticamente la loro ribellione travestendosi da
punk: gli ultimi epigoni erano stato segnalati all’inizio
degli anni Ottanta a Londra, e già allora erano una specie
sotto tutela dell’ufficio turistico.
Giacchè di storia si vive, di storia parliamo, qui a
Regensburg. Ad esempio della Dieta di Ratisbona, che si
svolgeva nel palazzo del Rathaus con la riunione periodica
di tutti i principi e i principi-elettori che di fatto
reggevano le sorti del Sacro Romano Impero in vece
dell’imperatore. Era un imperatore stanco, che volentieri
abdicava al suo ruolo di controllore centrale, affidando
direttamente ai principi il compito di regolare fra di loro
gli equilibri generali. Per questo motivo, oggi alcuni
storici tedeschi ravvisano nella Dieta imperiale una sorta
di istituzione precursora del parlamento. Più che di
un’assemblea elettiva legislativa, si dovrebbe parlare di un
Bundesrat, di un parlamento federale, nel quale i
rappresentanti delle regioni confrontavano e componevano i
propri interessi. E il ruolo dell’imperatore, alla fine, non
si distaccava molto da quello di un attuale presidente della
Repubblica.
Per scrivere ad Alexanderplatz: pmennitti@hotmail.com
(c)
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