Chissà
se è poi vero che sia in crisi la famiglia. Di certo è in crisi il
concetto di famiglia tradizionale. Cioè il matrimonio. Uomo e donna
che sanciscono davanti al prete o davanti al sindaco la loro unione.
Sacra o profana, ma per sempre. O quasi. Il dato è riscontrabile in
tutte le statistiche europee. E ieri il Tagesspiegel ha fornito ai
suoi lettori quelle relative alla città di Berlino. Questa rubrica
deve il suo nome a due Alexanderplatz. Una è la piazza centrale
della capitale tedesca, quella orientata ad Est, che raccoglie
l’umanità varia che qui arriva, eccetera eccetera: ne abbiamo già
parlato in uno dei primi articoli. L’altro è il romanzo di Alfred
Doeblin del 1927, una vera e propria epopea moderna berlinese che
descrive il moto continuo – attorno ad Alex, appunto – della Berlino
anni Venti. Ed è un romanzo farcito di notizie quotidiane, curiose,
apparentemente insignificanti. Come quella di cui parliamo oggi.
Se nel raffinato quartiere di Prenzlauerberg correte il rischio di venir sommersi da carrozzine, mamme, bambini di tutte le età e di tutti i colori, stenterete a credere alla crisi dell’istituzione familiare. Eppure, evidentemente, i bambini nascono, e di nuovo in gran numero, al di fuori di questa istituzione. Si capisce perché le chiese (cattolica e protestante, qui non abbiamo ancora letto l’ultimo documento del Papa) siano preoccupate. Ma si capisce perché la politica, laica per definizione, stia cercando nuove soluzioni per tutelare ugualmente la prole, sia che nasca all’interno del vecchio e tutto sommato ancor solido istituto, sia che nascano al di fuori.
Ma veniamo alle cifre di Berlino, che riguardano sia i matrimoni religiosi che quelli civili. Dal 1970 ad oggi c’è stato un calo netto: dalle 25.633 celebrazioni del 1970 si è passati alle 11.634 del 2006. Il salto all’indietro più consistente si è avuto nel decennio successivo alla caduta del Muro: nel 1990 si erano sposate ancora 21.850 coppie, nel 2000 soltanto 14.119. Sabato scorso, nonostante la pioggia, le strade del centro sono state invase da macchine strombazzanti con coppie fresche di cerimonia. In genere sono i turchi a festeggiare in questo modo “mediterraneo”, con i locali che guardano divertiti o infastiditi, a seconda dell’umore del momento. In tutto però sono stati celebrati 356 matrimoni. E luglio è in Germania il mese preferito dalle coppie.
Aumenta anche l’età media degli sposi. Nel 1990 era di 33,3 per gli uomini e 30,4 per le donne. Anche in questo caso il decennio post-Muro è stato micidiale: nel 2000 l’età media era diventata rispettivamente 37,5 e 34,5 anni. La tendenza non si è arrestata: gli uomini sposati nel 2006 avevano in media 38,7 anni, le donne 35,3. Chi si sposa, tuttavia, vuole farlo in grande. Siamo in pochi, ci abbiamo messo tanto e allora che si spenda. Secondo la rivista Hochzeit, ogni coppia spende una media di 7mila 667 euro per festeggiare l’evento. In genere gli sposi già lavorano e dunque possono spendere di tasca loro o integrare il contributo dei genitori. Ma c’è un’altra brutta notizia: diminuiscono i viaggi di nozze. Le coppie non attendono più il matrimonio per girare il mondo. E in più, buona parte dei lavori di oggi non consentono assenze troppo prolungate. Male che va, una foto ricordo sotto la torre di Alexanderplatz non la si nega a nessuno.
Per scrivere ad Alexanderplatz: pmennitti@hotmail.com
(c)
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