Prima o
poi doveva accadere. La favola di Knut è in qualche modo finita.
Finita la storia dell’orsetto polare bello come un batuffolo di
cotone, finite le rotolate quotidiane assieme al suo padre adottivo,
finite le esibizioni di fronte a centinaia e centinaia di fans che
ogni giorno, dal marzo scorso, si assiepano davanti alla sua gabbia
(il conto ha ormai superato il milione). Finito. Da oggi Knut
giocherà da solo. Si divertirà da solo. E si preparerà a entrare
nella società degli orsi, alla quale appartiene.
La storia è finita perché Knut è diventato grande. A sette mesi di vita ha superato i 50 chili di peso. Adesso può essere pericoloso, anche e soprattutto per il secondo eroe di questa commovente storia berlinese, Thomas Dörflein, il veterinario che l’ha salvato da morte certa dopo che mamma orsa lo aveva rifiutato e una bella schiera di ecologisti ne aveva suggerito per questo motivo la soppressione. Così il direttore dello Zoo di Berlino, che alla strana coppia deve il ritorno in attivo del bilancio del suo giardino, ha dovuto sospendere le quotidiane sgroppate dei due sodali. Da oggi, uomo da una parte e orso dall’altra. Si vedranno da lontano, anche se è chiaro che il veterinario passerà ancora molto tempo al fianco del suo figliolo adottivo. Ma di giochi innocenti per il gusto degli spettatori, niente più. Una zampata di Knut, adesso, potrebbe essere letale.
“L’incolumità di Thomas Dörflein è ovviamente prioritaria”, ha detto la portavoce dello zoo Regine Damm “ed è arrivato il tempo che Knut cominci ad abituarsi alla compagnia di altri orsi e non di altri uomini”. Dörflein, che nel frattempo è diventato una star pure lui e ha partecipato spesso e volentieri ai talk show televisivi, ha obbedito. Ma ha aggiunto: “Io resto sempre qui per Knut, so che ha ancora bisogno di me perché in fondo è ancora un bambino”. Gioco delle parti? Drammatizzazione a beneficio di mass media e merchandising? Chissà. Intanto, il veterinario più famoso del mondo può approfittarne per allentare la passione del pubblico che ormai lo tormenta: “Mi chiedono autografi per strada e la gente mi invita a bere un bicchiere assieme. Però se rifiuto, diventano subito aggressivi”. Proprio come Knut.
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