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POLITICA:
VOTA ANTONIO, VOTA ANTONIO |
D'Alema,
Berlusconi
e quelle facce
un po' così...
di Mauro Mazza
Ci
sono tre distinti livelli nella campagna elettorale per le regionali del
16 aprile. Al terzo livello, più in alto, si fronteggiano D’Alema e
Berlusconi. Se le dicono si santa ragione, praticamente ogni giorno. Lo
chiamano “duello a distanza”, nell’attesa (vana?) di uno scontro
ravvicinato, a ridosso del voto d’aprile, tutti e due ospiti di Vespa o
di Costanzo, a giocarsi la faccia (e il resto) tutto in una volta.
Al
secondo livello, un po’ più in basso, troviamo la propaganda elettorale
dei partiti. Tra qualche giorno i loro maxi-spot invaderanno gli schermi
della Rai, in regime di par condicio. I Ds assicurano che c’è
un’Italia che “lavora per l’Italia”, Forza Italia comunica di aver
fatto “una scelta di campo” e An garantisce che il cuore “batte a
destra”. Scusate, ma dov’è la notizia? I comunisti di Cossutta citano
Gramsci: “Veniamo da lontano, andiamo lontano”. Fossi in loro, mi
preoccuperei di quel che ci aspetta dietro l’angolo. Buttiglione
“pensa positivo”, come Jovanotti. Boselli giura: i socialisti “sono
più che nuovi”. Lavati con Perlana?
Al
primo livello, sottoscala, ci sono loro: i candidati. Non gli aspiranti
presidenti regionali, che fanno bene a darsi da fare, a spendersi e a
spendere per vincere la sfida nella quale si sono gettati. Parlo degli
aspiranti consiglieri regionali. Loro ti guardano, coi loro volti
insignificanti, gigantografati, storditi e inebetiti dalla stessa
prospettiva di qualche settimana di notorietà cartacea, affissa sui muri
di paesi e città. I loro programmi? Inesistenti, non pervenuti. Chiedono
il nostro voto, forse convinti d’averci sedotto proprio con quei loro
faccioni da grulli ambiziosi. Aveva ragione Leo Longanesi. Dopo averli
visti nei cinegiornali e ascoltati nei comizi, si diceva preoccupato:
“No, non mi fanno paura le loro idee, ma le loro facce”.
m.mazza@rai.it
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