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  GERMANIA

Angela Merkel:
una lady di ferro
per il dopo Kohl

di Mattia Hammeln

Angela Merkel sarà incoronata fra due settimane leader dei cristiano-democratici tedeschi e successore di Helmut Kohl. La prima donna a capo dell’austera Cdu, la prima cittadina dell’est a capo di un grosso partito politico. Tutti questi “record” stonano un po’ con l’aspetto scialbo e trasandato di questa quarantacinquenne, a cui si aggrappa la base del partito per trascinarsi fuori dal cono d’ombra dello scandalo delle tangenti. Ma non stonano affatto con il suo carattere, onesto e riflessivo, e con la sua volontà di ferro che ne fanno una probabile Thatcher in versione tedesca, anche se per il momento il paragone più facile è con la nostra pasionaria Rosy Bindi. Una famiglia immersa nella politica, quella di Angela Merkel, anche se su sponde contrapposte: nell’Spd la madre, nei Verdi il fratello. Protestante in un partito di cattolici, la nuova lady di ferro del Brandeburgo si appresta a sovvertire tutte le tradizioni del suo partito, le cui radici sono sempre state all’Ovest, nel cuore verde della Renania e della Westfalia. Fra sette giorni si cambia musica. E l’ex allieva prediletta di Kohl proverà a far dimenticare ai suoi elettori l’ultima stagione del padre della riunificazione. Oltre all’interregno dello sfortunato Schauble.

Fu proprio l’ex cancelliere a volerla al suo fianco, unica superstite della sfortunata sezione orientale della Cdu degli anni post-muro. Diligente e ossequiosa, la Merkel si mise a studiare da assistente. E divenne l’assistente più importante, scalando carica dopo carica, sempre con gli occhi bassi davanti alle telecamere. Fu sottovalutata da molti, dicono adesso i suoi detrattori. In realtà non fece molto per conquistare la prima linea: semplicemente, fece politica. Ovviamente, a modo suo. Quando lo scandalo iniziò a montare, fu la prima dei dirigenti cristiano-democratici a comprendere che occorreva una sterzata. “Ho imparato nella vicenda della Germania orientale che quando la gente non ti crede più viene il momento delle scelte radicali”. Detto, fatto. All’ex Cancelliere che non voleva mollare disse che la legge viene prima della parola data e che un partito deve seguire la legge se vuole avere fiducia dagli elettori. Onesta fino all’osso, è difficile immaginarla con una valigetta carica di soldi sporchi. La sua faccia acqua e sapone, mai un filo di trucco, mai un’acconciatura ricercata, è stata – alla fine – la sua carta vincente. La base, riappropriatasi delle scelte e della politica del partito, dopo anni di dominio incontrastato di Kohl, non ha voluto sentir ragioni. L’ha imposta nelle assemblee regionali e mille delegati si apprestano a darle il formale via libera nell’assise di Essen, tra il 9 e l’11 aprile. Da quel giorno la sua strada sarà in salita. Dovrà convincere i tradizionalisti della Cdu e della Csu di non essere troppo di sinistra (e una sua recente dichiarazione sul nucleare non lascia adito a dubbi: “Quelli di Greenpeace salgono sulle nostre centrali perché sanno che sono sicure, vorrei vedere se salirebbero su quelle russe”). E dovrà persuadere gli elettori tedeschi del fatto che la Cdu è in grado di riproporsi come alternativa credibile ai socialdemocratici. Se riuscirà in quella che appare un’impresa alla sua portata, Gherard Schroeder troverà pane per i suoi denti alle prossime elezioni.

 

CDU
(il sito
ufficiale)

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