QuattroQuattroDue
di
Giambo
Giornata
ironica, quasi beffarda. La Juventus gioca meglio, trascinata da un
incontenibile Davids, ma scopre l’amara importanza di un arbitraggio
totalmente a sfavore; il Milan orfano di Boban schiera un centrocampo
assolutamente privo di estro che si affida alle geometrie (rare) del solo
Albertini. E’ dura vincere con quel Paparesta, come per L’Inter di due
anni fa con i vari Rodomonti, Messina, Collina eccetera... e forse come
per la Lazio di quest’anno. Che questa giornata sia di monito ai futuri
campioni d’Italia: il campionato rimane tecnicamente molto equilibrato,
non ci sono invincibili né marziani, ma solo una miriade di errori
arbitrali che lo rendono episodico quanto falsato. Juventus-Lazio
necessita di un arbitraggio perfetto per salvare la credibilità del tanto
celebrato campionato italiano.
Difficile
esaminare tatticamente il derby della capitale. Parlare del dominio a
centrocampo del 4-5-1 laziale nel primo tempo o del ritrovato equilibrio
tattico dei giallorossi grazie ad Assunçao nella seconda frazione è
marginale. Non si è giocato un brutto calcio semplicemente perché per
giocare male bisogna giocare. Roma e Lazio a calcio non hanno giocato.
Molte le attenuanti, dalla condizione fisica precaria, per differenti
motivi, di entrambe le squadre, al nervosismo tipico di chi, per
differenti motivi, non può perdere. Non si riescono a contare oltre
quattro passaggi di fila, fallo sistematico in ogni zona del campo, calci
a tutto meno che al pallone, scivolate a due piedi sulle caviglie, con
tutto ciò che consegue. Fin troppo poche le barelle (tre) come i dodici
minuti di recupero. Fin troppe invece le scenate così come i cartellini
gialli. Spettacolo indecoroso. Sono le partite che convincono anche gli
innamorati di questo gioco che forse l’overdose è nociva, se non altro
in questa fase della stagione. Ci
consola il Verona di Prandelli che privo del gioiello Morfeo inanella
l’ottavo risultato utile consecutivo umiliando l’undici di Mondonico
che, appena una settimana fa, aveva per lunghi tratti messo alle strette
la capolista; evidentemente si può giocare un buon calcio e raggiungere
l’obbiettivo anche senza grandi giocatori, o grandi picchiatori.
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