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  SCOSTUMARIUM

La cioccolata?
Un sentimento
da difendere

di Ivo Germano

“Mannaggia all’Europa” e al libero mercato dei cibi e dei gusti. Ogni cultura, infatti, declina un proprio ambito specifico indirizzato all’uso e al consumo dei bisogni materiali. Prerogativa che non pertiene al Parlamento Europeo che, volendo inseguire il “modello Westminster” della gastronomia globale, ha ferito simbolicamente chi da tempo immemore usa “doparsi” di cioccolato o di cioccolata, secondo l’etimologia utilizzata. Esiste incontrovertibilmente un vero e proprio “pensiero cioccolatoso”. Un sentimento probante e confortante che conduce alla bipartizione di genere e di preferenza: da un lato, chi desidera il cioccolato al latte, tenero, confortevole, immediato; dall’altro, di ben altro tenore, emerge la potenza e la massiccità di quel fondente, sintesi alchemica fra il dolce e l’amaro.

Senza volere scomodare gli intellettualismi da “sacher-torta” – errore blu – della cinefilia morettiana, né tantomeno citare lo “gnamm gnamm” collettivo nazionale, per quella sacra poltiglia chiamata Nutella, è necessario puntualizzare come la cioccolata, inieme alla pappa con il pomodoro e il panino con il prosciutto o il salame, rappresenti il vero e proprio “popolaresimo gastronomico”. Serratura infantile, piccola goccia di verità alimentare che non può essere adulterata e manipolata. E se di manipolazione si deve parlare, meglio sarebbe “proustianamente” ripercorrere i sacri sentieri che dal brodo indiano portato dalle colonie l’Oltremare nel XVII secolo hanno attraversato la modernità e la tardo-modernità. La cioccolata può anche essere manipolata, a patto che il processo sia artistico e al contempo artigianale, come nel caso della storia industriale della Lindt, della Caffarel, della Novi, della Perugina e della Majani. È troppo bello, infatti, riassaporare i cioccolatini e le “praline” che facevano mostra di sé nei vassoi delle vecchie zie, o i blitz in latteria alla ricerca di nuovi involucri e dolci sapori. Poi vennero gli ovetti della Kinder e tutto mutò irrimediabilmente: al sapore e al sentimento si sotituiva il tempo del consumo e della comunicazione. Grazie alla cioccolata e al pericolo della manipolazione del gusto da locale a globale, da tenero a “seriale”, non si può che essere lievemente alterati. Adulti sì, ma adulterati mai.

ivogerma@tin.it

 

LA COMPAGNIA
DEL CIOCCOLATO

(il sito ufficiale)

www.cioccolato.it

EUROCHOCOLATE
(international
chocolate
exhibition)

www.eurochoco
late.torino.it