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  CALCIO: 25a giornata

QuattroQuattroDue 

di Villa Park

Diventa difficile parlare di calcio, tattica e passione quando un presidente autorevole e stimato come Massimo Moratti si lascia andare a sfoghi come quello dopo Lazio-Inter. Il big match della venticinquesima giornata ha dimostrato in maniera lampante perché l’Inter non è da scudetto. Perché l’Inter non merita di partecipare alla volata finale. Perché l’Inter non meritava i tre punti a Roma. Altro che arbitri e complotti. Tre azioni e due gol il bottino della squadra nerazzurra all’Olimpico. Può sembrare lo score di una formazione cinica e concreta. E invece sono i numeri di una squadra fortunata che ha trascorso ottantacinque minuti nella propria metà campo buttando palloni in tribuna e alleggerendo continuamente la manovra con retropassaggi a Peruzzi. Troppo poco per candidarsi al ruolo di anti-Juve.

Eriksson sceglie un modulo in apparenza prudente, il 4-5-1. Salas unica punta e un centrocampo folto di uomini. E invece la Lazio si presenta con grinta e lucidità, si butta in avanti e costruisce nei primi venti minuti cinque palle gol. Il cileno di Roma offre la propria sponda a Nedved, Stankovic, Veron, Simeone, che falliscono, una dopo l’altra, ghiotte occasioni. Un Peruzzi in formato Europei si erge a protagonista. Il centrocampo dell’Inter è in confusione totale, i Seedorf, i Cauet, i Di Biagio non vedono un pallone. Sempre saltati, sempre beffati da una Lazio che sembra aver ritrovato il gioco dei giorni migliori.

Poi un contropiede, una magia del Cino e l’Inter passa in vantaggio. Ma la musica non cambia. Cinque minuti di sbandamento e i biancocelesti riprendono a macinare gioco, anche se con minor lucidità rispetto alla prima parte della gara. Il copione non cambia neppure nella ripresa quando l’Inter, rimasta in dieci per l’espulsione di Cordoba, rinserra le file della difesa e offre meno spazio ai centrocampisti laziali. Eriksson cambia modulo, passa dal 4-5-1 a uno spregiudicato 3-4-3, allarga il gioco sulle fascie inserendo Conseiçao sulla sinistra. Speriamo che Zoff, seduto in tribuna, abbia visto la grande prova di Peruzzi. Un altro contropiede e l’Inter raddoppia. Sembra finita ma il complotto è alle porte. La squadra biancoceleste ha una reazione delle sue e l’ingresso di Simone Inzaghi le dà ulteriore peso specifico in avanti. In cinque minuti Peruzzi perde la sua magia e la Lazio pareggia. Inzaghino e Pancaro finalizzano due folate offensive. Fortuna per l’Inter che il recupero non dura neppure un minuto effettivo.

Un pareggio che sta stretto alla Lazio. E che annulla, a favore di una Juve che pare irraggiungibile, le due pretendenti alla rincorsa. La Lazio non ha ancora vinto, in questa stagione, uno scontro diretto con le grandi. L’Inter non ha ancora la personalità giusta per reggere il confronto nelle partite lontano dal Meazza. Che Lippi non si faccia distrarre dal suo vulcanico datore di lavoro. C’è ancora tanto da lavorare.