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  RIFORME: VESTIREMO ALLA TEDESCA?

Tutti gli uomini
del Cancelliere.
E i loro obiettivi

di Pierluigi Mennitti

E’ davvero difficile immaginare che le sorti della legge elettorale siano in mano a seconde linee come Ortensio Zecchino e Giuliano Urbani, indicati dalla stampa come gli uomini guida del nascente fronte proporzionalista. E infatti non è così. Pur essendo il primo un ministro della Repubblica e il secondo un parlamentare influente di Forza Italia (nonché un ottimo studioso), i leader della nuova alleanza trasversale che sta per presentare un progetto di riforma elettorale basato sul modello tedesco sono altri. Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Silvio Berlusconi. Calibri da novanta, per quel che rappresentano. Rispettivamente: la Chiesa cattolica (tornata a occuparsi delle vicende politiche italiane), l’autorevolezza istituzionale, il primo partito d’Italia. La tela di ragno che i tre leader stanno tessendo si estende di giorno in giorno, catturando sempre nuove “mosche” della politica italiana. Da Umberto Bossi a Fausto Bertinotti, passando per partiti e cespugli di centro, centrosinistra e centrodestra. Una vera alleanza trasversale.

Il maggioritario ha fallito, è il credo dei neo-proporzionalisti, e non è riuscito ad assicurare al paese stabilità e solidità. Al contrario, la frammentazione è aumentata, i partiti si sono spaccati, moltiplicati, parcellizzati e i deputati che non hanno trasmigrato da un gruppo all’altro, da uno schieramento all’altro, si contano sulla punta delle dita. Si drammatizza un po’, ovviamente, ma lo sfacelo di quella che doveva essere la Seconda Repubblica è sotto gli occhi di tutti. Tanto che la tela si allarga e sfiora anche uomini come Castagnetti e Fini, in bilico tra fedeltà di coalizione – politica o referendaria che siano – e voglia di non restare esclusi dai nuovi scenari che si stanno aprendo. La guerra di religione tra maggioritari e proporzionalisti, d’altronde, non sembra avere più molto senso. Il problema è quello di dare stabilità ed efficienza al governo del paese e il nodo centrale è quello della designazione diretta del vertice dell’esecutivo. Che lo si ottenga con il sistema elettorale americano o tedesco, in fondo, importa meno.

Il fatto è che il modello tedesco, che da cinquant’anni assicura benessere e stabilità alla Repubblica Federale e che le sta consentendo di superare senza grandi traumi istituzionali anche la grave crisi della Cdu, comprende poche ed essenziali regole che, a quanto è dato di sapere al momento, nella proposta dei neo-proporzionalisti italiani verrebbero aggirate. Su tutte, lo sbarramento al 5 per cento e la sfiducia costruttiva al governo. E dunque, ci si passi la battuta, se il “Mattarellum” è stata una perversione della legge maggioritaria, lo “Zecchinen” sarebbe la perversione del sistema proporzionale alla tedesca. Quasi una certificazione del fatto che, nel tentativo di salvare capra e cavoli, il sistema politico italiano non riesce davvero a immaginare altro che modelli annacquati dietro i quali si scorge il malcelato interesse di partiti e partitini.

Vediamo perché. In dottrina, il sistema tedesco è classificato fra quelli proporzionali a moderata correzione maggioritaria. Dei 656 seggi del Bundestag (l’equivalente della nostra Camera), 328 sono assegnati, nell’ambito di altrettanti collegi uninominali, a scrutinio maggioritario a un turno. I rimanenti seggi vengono assegnati mediante scrutinio a rappresentanza proporzionale con voto bloccato di lista, in un ambito territoriale che, in Germania, coincide con i sedici Länder. L’elettore dispone, dunque, di due voti che esprime mediante un’unica scheda elettorale (primo e secondo voto). La scheda è divisa in due colonne: in quella di sinistra sono riportati i nomi dei candidati nel collegio uninominale affiancati dai simboli dei partiti di riferimento o della dicitura “indipendente”; nella colonna di destra sono riportate le denominazioni dei partiti che presentano una lista nel Land cui appartiene il collegio (esempio: collegio di Roma 1, Land del Lazio), affiancate dai nomi dei rispettivi primi cinque candidati nella lista bloccata. Qualcosa di simile avviene già in Italia con le elezioni regionali. E’ ammessa la dissociazione fra il voto al candidato e il voto di lista. Ma sono i secondi voti, quelli proporzionali, a determinare la consistenza numerica complessiva delle rappresentanze dei partiti nel Bundestag. Fin qui tutto bene.

Senonché una delle caratteristiche fondamentali che fanno del sistema tedesco un sistema stabile è che alla ripartizione dei seggi sulla base dei “secondi voti” partecipano soltanto i partiti che abbiano raggiunto il 5 per cento o che abbiano conquistato almeno tre seggi nei collegi uninominali (nel 1994 il partito postcomunista di Gysi entrò in parlamento pur non avendo superato il 5 per cento, grazie ai tre seggi scattati nelle roccaforti di Berlino Est). E’ il famoso “sbarramento”, che assicura la rappresentanza solo a formazioni di una certa consistenza e semplifica il numero dei partiti. Bene, nella proposta che tra qualche giorno sarà depositata in parlamento questo sbarramento viene di fatto abbassato. Si pensa di non considerare la percentuale dei voti, ma il loro numero assoluto. Si parla di 1 milione di voti circa, il che corrisponderebbe più o meno al 3,5 per cento. Una soglia troppo bassa che non semplificherebbe in maniera decisiva il quadro politico italiano.

La seconda regola che assicura stabilità ai governi non riguarda la legge elettorale, ma viene lo stesso affrontata nella proposta dei neo-proporzionalisti, anche qui per aggirarla. E’ la sfiducia costruttiva al governo: in Germania, il parlamento può far cadere l’esecutivo solo in presenza di una maggioranza sostitutiva già pronta. Sono così evitate le cosiddette “crisi al buio”, croce e delizia della politica italiana. E anche in questo caso, non ci siamo. La sfiducia costruttiva non è prevista, sostituita da un’ammenda pecuniaria (l’esclusione dal finanziamento pubblico) per quei partiti che dovessero partecipare a un ribaltone.

In sostanza, se è vero, come sostiene Andreotti, che il maggioritario è divenuto un mito e se è opportuno smettere le vesti dei crociati in tema di legge elettorale, è anche vero che se riforma dev’essere sarebbe bene che fosse immaginata per assicurare non la sopravvivenza (o la rinascita) dei partiti ma l’efficenza e la funzionalità del sistema politico. Forza Italia, in particolare, deve fare molta attenzione a imbarcarsi su questa carovana. Una cosa è proporre il cancellierato alla tedesca (comprendendo però tutte quelle regole che assicurano alla Germania un corretto funzionamento del sistema) un’altra è fare sponda passiva a progetti che sembrano nascondere altre manovre. Andreotti, Cossiga, De Mita e poi Fazio che deborda dal suo ruolo e parla di politica e interessi dal pulpito della Banca d’Italia. L’importante è capire.

pmennitti@hotmail.com

 

IL BUNDESTAG
TEDESCO

(il sito ufficiale)
www.bun
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LA CAMERA
ITALIANA

(il sito ufficiale)

www.camera.it

L’ATTENZIONE
DELLA LEGA

(in un articolo
della Padania)

www.lapadania.
com/1999/
gennaio/21/
210199
p02a6.htm

IL MODELLO
TEDESCO
IN SINTESI

(brevi note
costituzionali)

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indice.html