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  MUSICA

Smashing Pumpkins:
troppo miele nelle
macchine degli dei

di Beatrice Mauri

Machina, l’ultimo lavoro degli Smashing Pumpkins, lascia un po’ l’amaro in bocca. O meglio, lascia un gusto troppo dolce. E’ un cd con troppe canzoncine neo pop orecchiabilissime, che a fatica si distinguono l’una dall’altra e sprecano la voce graffiante di Billy Corgan, fra le quali spunta qualche pezzo di vera forza. E’ il caso del brano di apertura, The everlasting gaze, che inizia con un potente riff di chitarra e la voce stridente che ricorda un po’ gli Alien Sex Fiend. Il ritornello ha qualcosa di struggente con le voci che si accavallano e si rincorrono. Un pezzo veramente bello, che fa rimpiangere il resto del disco. Il pezzo seguente, infatti, Raindrops+Sunshovers, apre la serie delle canzoncine melodiche (a costo di sfiorare l’eresia: qualcosa mi ha fastidiosamente fatto venire i mente i suoni vellutati dei Duran Duran). Tutto molto gradevole: la chitarra di James Iha, così ruvida nel primo brano, sembra immersa nel Vernel, vengono alla mente schiere di adolescenti carini che dondolano la testa a tempo di musica. La voce, comunque bella, è a volte l’unica cosa diversa da tanta banalità. Si continua così fino al brano numero sette, Heavy metal machine, dove, se non altro in onore al titolo, la chitarra ricomincia a graffiare e la voce le dà manforte. Nel ritornello, però, ricominciano a piovere gocce di miele. Tutto sommato un buon compromesso. Molto bella la struggente Glass and the ghost children, dove basso e chitarre distorte creano atmosfere inquiete sulle quali si distende la voce sussurrata di Corgan. Dark anche il testo. Da notare anche la triste The crying tree of Mercury, tormentone circolare alla Cure vecchia e ultima maniera, senza ritornello inizio e fine uguali, chitarre distorte, la voce piangente. Discorso simile per Blue skies bring tears, forse solo un po’ più vellutata, nonostante la chitarra.

Insomma, per qualche motivo gli Smashing Pumpkins suonano molto convincenti quando danno voce alla loro anima dura, inquieta e maledetta e banali quando ripiegano sul pop di facile ascolto, al quale male si adatta la voce di Billy Corgan. Aspettiamo con ansia un lavoro in cui non dovremo sorbirci colate di melassa per ascoltare cinque brani veramente di carattere.

Smashing Pumpkins - Machina. The Machines of God
EMD - Virgin (Usa, 2000)

 

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