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  SPAGNA: AZNAR, IL MODELLO VINCENTE

Un trionfo
che viene
da lontano

di Giuseppe Mancini

La conferma trionfale del Partido Popular e di José Maria Aznar alla guida del governo spagnolo - un’affermazione schiacciante sull’alleanza social-comunista di Joaquín Almunia e Francisco Frutos, raggiungendo la maggioranza assoluta dei seggi - è la logica conseguenza di quattro anni di brillanti risultati economici amplificati da uno spiccato dinamismo sociale e culturale. La crescita del PIL è stata sostenuta e costante - in media del 3,8% annuo - e non conosce cedimenti; il deficit è stato portato allo 0,8% del PIL, con un surDaily previsto per il 2001; il debito è stato sensibilmente sgonfiato; l’inflazione, pur se in aumento, rimane entro limiti accettabili. Il risultato più vistoso è comunque la riduzione massiccia della disoccupazione: dal 23 al 15% con 1 milione e 800mila nuovi posti di lavoro già creati e 1 e 400mila previsti per il prossimo quadriennio, per la maggior parte a tempo indeterminato, ma anche applicando con intelligenza i contratti atipici - niente a che vedere con i Lavori socialmente (in)utili e le 35 ore di casa nostra! Soprattutto, la Spagna è un paese in fase di rapida modernizzazione, che investe moltissimo nelle nuove tecnologie, che conserva e valorizza il proprio patrimonio culturale, che dispone di un sistema educativo in grado di formare la classe dirigente, che pensa al futuro e al progresso senza sconvolgere le basi della coesione sociale fondata sulla tradizionee la famiglia.

Le ragioni del successo del “modello Aznar” sono molteplici: maggiore flessibilità del mercato del lavoro, privatizzazioni, utilizzo pieno dei fondi europei, marcata riduzione della spesa pubblica e del carico fiscale che hanno rilanciato i consumi e gli investimenti e favorito l’emersione dell’economia in nero, la moderazione salariale di un sindacato moderno, la pace sociale, la confianza - l’orgogliosa fiducia collettiva. Certo, non tutti i problemi sono stati eliminati: il sistema pensionistico ancora da riformare, il livello di disoccupazione che in termini assoluti rimane molto elevato, il sottosviluppo di alcune zone del paese, il terrorismo basco che ha ripreso a colpire. Il programma per i prossimi quattro anni si propone di risolverli accentuando la liberalizzazione e l’apertura del sistema economico, grazie a nuove riforme istituzionali e fiscali e ad investimenti infrastrutturali, sempre tentando di riequilibrare le disuguaglianze (ad esempio, aumentando le pensioni minime): un modello basato sulla creazione di nuova ricchezza e non sulla redistribuzione di quella esistente. Un modello per l’Europa intera: riforme, impegno nella tecnologia, mercati aperti - per cambiare e competere.

pa0140@panservice.it

 

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