...

 

  RIFORME: VESTIREMO ALLA TEDESCA?

E' pieno di insidie
il ritorno dei
proporzionalisti

di Domenico Mennitti

Le cronache registrano un gran fermento di proporzionalisti, impegnati in questi giorni a sbarrare la strada al disgregato esercito dei maggioritari, bloccato nel pantano dopo la esplosione referendaria del 1993. Falliti tutti i tentativi di definire in Parlamento una  legge elettorale più coerente del pasticcio bastardo attuale, risultato inefficace il ricorso al referendum l’anno scorso per mancato raggiungimento del quorum, ora la speranza di fare un passo avanti per rafforzare il maggioritario è tutta affidata alla scadenza referendaria fissata per il prossimo mese di maggio. Un procedere incerto e vischioso che si presta a disseminare la strada di ostacoli.

I proporzionalisti tornano a far sentire la loro voce con la presentazione di un disegno di legge, proposto da una pattuglia trasversale di parlamentari, che – si dice – si ispira al modello tedesco. Tradotto in italiano, però, almeno per il momento, il provvedimento si segnala per lo sforzo riduttivo che investe gli aspetti più emblematici dell’enfatizzato sistema che avrebbe consentito alla Germania di usufruire di una lunga fase di stabilità politica: niente soglia di sbarramento e niente sfiducia costruttiva; contro i fautori del ribaltone una sanzione pecunaria da far valere sul finanziamento pubblico. Una riforma piccola piccola, insomma, che si sostiene più consona alla cultura politica del nostro paese, che intanto verrebbe ricacciato – senza speranza d’uscirne mai più – nella babele delle coalizioni che hanno sempre bisogno del voto marginale per far quadrare i conti della maggioranza. Un saluto al consociativismo che torna all’orizzonte ed un addio alla democrazia del conflitto che non abbiamo mai visto nascere?

La rivincita è prospettata come un recupero strategico. “Due partiti – Ds e An – che hanno perduto l’identità, sono interessati a diluire le loro deficienze nella generalità dei due poli. I partiti sono necessari allo sviluppo della democrazia ed hanno esigenza di manifestare le proprie identità. Recuperiamole e saneremo la crisi nella quale siamo immersi”. Una tesi neppure suggestiva, anzi piuttosto cialtrona, perché ci riporta alla fase in cui ogni partito aveva la sua identità peculiare e rassicurante e si votava e ci si definiva per queste specifiche identità politiche senza la capacità di offrire una soluzione articolata e unitaria ai problemi. I fautori del proporzionale non debbono dimenticare che la crisi italiana non è solo figlia della caduta del comunismo, ma il risultato della paralisi istituzionale e politica prodotta dal pentapartito. E la risposta richiede in primo luogo il coinvolgimento di tutti i movimenti, favorendo la loro evoluzione, piuttosto che la tentazione di isolarli e marginalizzarli. Questa politica ha già prodotto guasti enormi alla società: il più grave e lacerante si chiama terrorismo. Attenzione perciò a portare indietro le lancette della storia sotto la pressione delle convenienze. Il maggioritario è in mezzo al guado, ha prodotto instabilità e favorito il trasformismo. Questo spiega la ragione della ripresa del proporzionale, non ne giustifica la celebrazione.

rivista@ideazione.com

 

COSA PENSANO
GLI ITALIANI

(il rapporto
Eurispes
sulle riforme
istituzionali)

www.mix.it/
eurispes/
EURISPES/
112/cap1.htm

I FALLIMENTI
DELLA BICAMERALE

(la cronistoria
dal 1982 al 1997)

www.axnet.it/
buvette/
riforme.html