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  REGIONALI 2000: VIAGGIO IN LOMBARDIA

Roberto Formigoni:
"Una politica ricca
di fatti e libertà"

intervista di Simone Crolla

Roberto Formigoni, cinquantenne, presidente uscente della regione Lombardia, laureato in filosofia alla Cattolica di Milano, è nuovamente candidato del Polo per le elezioni del 16 aprile alla guida della sua regione. Parlamentare europeo per due legislature a partire dal 1984, parlamentare italiano per la prima volta nel 1987, Roberto Formigoni è considerato, a ragion veduta, un politico pragmatico e credibile con un lungo apprendistato alle spalle.

Presidente, un rapido consuntivo: dopo cinque anni di amministrazione di quale traguardo raggiunto va più fiero?

Vado fiero di più di un traguardo raggiunto. Innanzitutto, la lotta alla disoccupazione, che, anche con il sostegno che abbiamo dato alle imprese, è passata dal 7,2 per cento al 4,7. Poi la riforma sanitaria che permette ai cittadini di scegliere liberamente dove curarsi e abbatte i tempi d’attesa negli ospedali per le prestazioni mediche. La legge sul “buono scuola” che permetterà alle famiglie di ricevere un assegno per poter finalmente scegliere la scuola che preferiscono, statale o non statale. La legge per la famiglia che dà contributi per 80 miliardi alle giovani coppie per l’acquisto della casa e dà sostegno a tutte le famiglie in difficoltà con altri 30 miliardi di fondi regionali. Sono questi i risultati concreti di una politica dei fatti e della libertà.

Il 16 aprile si avvicina, l’alleanza con la Lega è cosa fatta. Federalismo, sussidiarietà e devoluzione. Tutti punti del suo programma. Come pensa di attuarli?

Continuando la politica messa in atto dall’amministrazione che ho guidato. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di mettere in atto una vera sussidiarietà, che significa aprire spazi di libertà perché le famiglie, le associazioni, le imprese si possano esprimere e lavorare secondo la propria creatività e iniziativa. Il federalismo è una reazione all’eccesso di centralismo che soffoca la vita del paese, e che nel nostro programma prende la forma della devoluzione dallo Stato alle Regioni, in maniera prioritaria, delle competenze su sanità, istruzione e sicurezza, tutte questioni che un governo locale può gestire in maniera ottimale. E’ necessario, da questo punto di vista, un federalismo fiscale reale: a maggiori competenze devono corrispondere maggiori risorse. La nostra proposta è che il 70 per cento delle tasse resti sul territorio regionale.

Il centro-sinistra non fa quadrato intorno al suo candidato. La coalizione che lei guida appare monolitica. Come giudica questa situazione?

Abbiamo voluto creare una coalizione forte e credibile, basata sulla condivisione di punti programmatici precisi e comprensibili. E’ questo un obiettivo importante, che ci consente di dialogare con i cittadini sulle cose che più li riguardano e gli interessano, al di là di qualunque alchimia politica. Quanto al resto, non ho l’abitudine di guardare in casa d’altri. Registro tuttavia che volevano una lista unica e non sono riusciti a farla. Registro ancora che il centro-sinistra in Consiglio regionale si è regolarmente spaccato su questioni decisive come scuola e famiglia.

Il futuro presidente della Regione, con la nuova legge elettorale, sarà direttamente eletto dai cittadini. Si sente gravato da maggiori responsabilità?

La nuova legge elettorale mette in condizione i cittadini di scegliere un programma e un governo regionale stabile, che abbia la possibilità di rendere concrete le proposte enunciate. Per me parlano cinque anni di governo, cinque anni di fatti e risultati. Le responsabilità, indipendente dalle modalità elettorali, sono sempre grandi. Io sono pronto a raccogliere la sfida, nella speranza che l’elezione diretta del presidente della Regione sia anche il preludio a un federalismo serio, che assegni maggiori compiti e disponibilità economiche non solo alle Regioni, ma a tutti gli enti locali.

simonecrolla@hotmail.com

 

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