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  ITALIA TRA OLD E NEW ECONOMY

In Confindustria
va il leader di
uno strano paese

di Rino Cioccolo

Sembrare nuovi è più facile che esserlo. La prima cosa ad Antonio D’Amato, presidente designato della Confindustria, è riuscita bene, per la seconda si vedrà. Quarantatreenne a giugno e capo degli imprenditori a maggio, D’Amato sta alla presidenza dell’associazione che riunisce oltre 107 mila imprese come gli Avion Travel al Festival di Sanremo: “Ma sì, sono bravi, originali, innovativi, un po’ schugnizzi coraggiosi e un po’ controcorrente, ma figurati se alla fine vincono loro”. E alla fine vincono loro. Strano Paese l’Italia: fa notizia, e clamorosa, il fatto che il leader degli imprenditori sia, per la prima volta, un uomo del Sud, giovane numero uno degli industriali napoletani e titolare di un’azienda nel settore degli imballaggi per alimenti. Strano Paese davvero: sembra sensazionale - ma non è questa la democrazia? - il fatto che, per la prima volta, per designare il presidente di Viale dell’Astronomia si sia giunti al ballottaggio tra due scelte, tra due persone: D’Amato e lo sconfitto Carlo Callieri. E udite udite - “edizione straordinaria” - la Fiat ha perso; molti hanno detto: “E’ crollato il muro di Torino”. La battuta è buona, ma i poteri forti sono deboli da tempo, dall’arrivo del ciclone New Economy.

Folle Paese, la notizia del giorno è che, per la prima volta, il salotto chic dell’imprenditoria chic ha sbagliato “cavallo” oppure pronostico: Marco Tronchetti Provera, Pietro Marzotto e Carlo De Benedetti, battuti, oltre che dai medio-piccoli imprenditori del Nord-Est e dagli snobbati del Sud, dai Benetton, da Romiti, da Mediaset, e soprattutto da Fedele Confalonieri, unico a prevedere con chiarezza ciò che è poi avvenuto. Strano Paese il nostro, dove l’imprevedibile è scontato, ma a posteriori, e proprio grazie al fatto che Internet ha sparigliato le carte dell’economia è possibile perfino, ma non diciamolo forte, assistere a un cambiamento. In politica, e quindi in Confindustria, rappresentare qualcosa è un fatto molto più decisivo che essere veramente quel qualcosa. D’Amato è riuscito a rappresentare, forse senza averlo programmato, la rivoluzione della new economy dei Renato Soru e di E-Biscom contro la pachidermica sonnolenza delle grandi fabbriche cui non resta che attendere lo straniero, magari un colosso americano, che venga a dar una mano per diventare ancora più grandi. D’Amato è riuscito a rappresentare i più piccoli, fieri di esserlo e di esserci, soprattutto in Rete.

Che si tratti di una vittoria della Nuova economia non ci sono dubbi: nel giorno in cui D'Amato veniva designato presidente, giovedì 9 marzo, lo sconfitto Callieri, veniva designato anche lui presidente, ma di E-Via, nuovo operatore di telecomunicazioni che intende creare la prima rete nazionale a banda larga per trasmissione dati, voce e Internet: come dire che la nuova economia si è sentita, prima, poco rappresentata da Callieri, da farlo suo, ma dopo. Dopo che D’Amato ha vinto. Ha vinto un imprenditore che non piace agli ex poteri forti e ai sindacati (guardacaso ancora una volta concordi), che considera la concertazione non un dogma delle fede, ma uno strumento di dialogo e che sfida Cgil, Cisl e Uil: “Con linguaggio da anni Settanta”, ha detto, “stanno cercando di evitare che i nodi della competitività e della modernizzazione vengano affrontati”. Strano Paese questo, soprattutto perché c’è sempre il rischio che il nuovo diventi subito vecchio. Strano Paese questo, dove fa notizia tutto quello che, per la prima volta, è normale.

 

CONFINDUSTRIA
(il sito ufficiale)

www.confin
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ANTONIO
D’AMATO

(il vincitore
visto dal
Sole 24 ore)

www.ilsole24
ore.it/conf
industria/
presidente