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  CILE

John Cobin, dagli Usa
per riabilitare il
"criminale" Pinochet

di Alberto Mingardi

John Cobin insegna all’università di Santiago del Cile. Economista, se gli si chiede come si definirebbe, politicamente parlando, non ha esitazioni: “un libertario”. E libertario lo è davvero: nella sua opera di divulgazione delle idee, nello zaino s’è messo Murray Rothbard e Ludwig von Mises, Frédéric Bastiat e Israel Kirzner. Se fosse il Presidente degli Stati Uniti America, toglierebbe dalla Casa Bianca i ritratti di Abe Lincoln e ci piazzerebbe quelli di Jefferson Davis e del generale Robert Lee. Non è da tutti. Eppure, Cobin, nel suo bel sito web, difende a spada tratta il generale Augusto Pinochet. Abbiamo cercato di scoprirne il perché. “Poche guerre possono essere considerate giuste dal punto di vista di un liberale classico” ci dice Cobin. “La guerra d’indipendenza americana, ad esempio. La guerra di secessione degli Stati Confederati. Ebbene, ritengo che la guerra civile cilena per liberare il paese dal comunismo rientri a pieno titolo nella categoria”. Una valutazione che lascerebbe molti sconcertati.

Che cosa ci si dimentica del Cile di Allende, professor Cobin? “Anzitutto le centinaia, forse migliaia, di persone che il presidente cileno fece uccidere, soprattutto a Santiago del Cile. Poi ancora l’inflazione - al mille per cento - cui Allende condannò il Paese nei suoi mille giorni di governo. C’era gente costretta ad andare in giro a piedi nudi, tant’era povera. Certo, i socialisti se la passavano diversamente...”. Il Cile però, ci spiega Cobin, reagì: “Il 22 agosto del 1973 il Parlamento censurò formalmente Allende, che fece come se nulla fosse. L’11 settembre scoppiarono gli scontri armati fra marxisti e militari: era l’inizio di un’autentica guerra civile”. L’economista americano ammette: “Le cifre dei morti sono ancora sottostimate: si parla di 2000 morti da una parte, quella dei marxisti, e 1700 dall’altra, quella dei militari. Meno del 40% di questi erano civili”.

Pinochet va assolto dalle accuse del pool di Balasar Garzòn? “Non si può dire che questi episodi tragici non siano avvenuti. Ma bisogna anche capire cosa ne sarebbe stato del Cile, senza Pinochet: sarebbe diventato un’altra Cuba. Ora invece è un Paese libero, con una crescita economica annua del 13%, un sistema pensionistico all’avanguardia che tutto il mondo ci invidia... insomma, il suo stato di salute è ottimo, proprio grazie alle riforme del generale”. In conclusione, che valutazione può dare dell’operato di Augusto Pinochet? “Le risponderò in questo modo: i crimini di cui lui viene accusato sono gli stessi per cui noi potremmo condannare eroi della libertà come Thomas Jefferson, George Washington, il generale Robert Lee o Simon Bolivar. Non dobbiamo lasciarci condizionare dall’ipocrisia della sinistra: malgrado le sue colpe, ha fatto di più per la libertà individuale Pinochet di tutti i suoi accusatori messi assieme”.

amingard@tin.it

 

POLICY
OF LIBERTY

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del professor
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FONDAZIONE
PINOCHET

(Fundación
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