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  CINEMA

La lingua del Santo:
due bravi attori per
una storia così così

di Cristiana Vivenzio

A momenti riflessivo e malinconico nei toni. Spesso rocambolesco ma comico solo a tratti. Lontano dalla tradizione del suo regista, un film dolce-amaro. E' "La lingua del Santo" l'ultima "fatica" di Carlo Mazzacurati, che vede come protagonisti assoluti due ottimi Fabrizio Bentivoglio e Antonio Albanese. Ambientato nella Padova dei giorni nostri la trama racconta, sulla falsariga de "I soliti ignoti" di Mario Monicelli, la storia di due ladruncoli di periferia Willy (Bentivoglio) e Antonio (Albanese) alle prese, per assoluta volontà del caso, con il "furto del secolo": la reliquia della lingua di Sant'Antonio da Padova. Di qui lo snodarsi della trattazione narrativa.

La vicenda dei due protagonisti parla di miseria, di fame, di espedienti di vita, aspirazioni mancate, fallimenti. Ma è anche una storia di due possibili modi di vita vissuta a disagio con il mondo esterno, una storia di incomunicabilità sociale e debolezza, una storia di forza volontà individuale e rispetto per un destino che molte volte appare ineluttabile. E', questa, una storia di riscatto e di nuove possibilità che il regista ha voluto ambientare nel ricco Nord-Est. Una scelta che ci pare un po' politica: anche i ricchi piangono. Lo sapevamo già. E dalla descrizione attenta e dinamica dei personaggi, disegnati con colpi di colore cangiante, non sembra permesso emettere su di essi alcun sommario giudizio di colpevolezza. Al contrario, un'unica voce si leva a loro discolpa: assolti per aver commesso il fatto.

In un intrecciarsi di quadri descrittivi d'autore e momenti esilaranti, la vicenda si snoda con ritmi non sempre serrati e convincenti. Tuttavia, l'abilità descrittiva di Mazzacurati dei suoi personaggi contribuisce non poco a fare il successo del film. Un film sotto alcuni aspetti prevedibile nei contenuti, che soffre inoltre di momenti di discontinuità, alternando a spunti di voluta intensità narrativa una comicità tutta italiana. Vale certo la pena di essere visto. Non fosse che per la bravura dei suoi protagonisti.

c.vivenzio@libero.it