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  PARLAMENTO

L'Enel fa concorrenza 
a Francesco Rutelli 
per le consulenze d'oro

di Cristina Missiroli

Le consulenze d'oro non sono certo una prerogativa della gestione del Comune di Roma da parte di Francesco Rutelli. E' un vero e proprio stile che la sinistra ha elevato a sistema di governo. Da Romano Prodi in poi, passando per Massimo D'Alema e arrivando a Giuliano Amato, Palazzo Chigi ha visto frotte di consulenti strapagati salire e scendere le scale della sede del governo. Ma la stessa abitudine ad utilizzare i soldi del contribuenti per premiare persone vicine al potere, scavalcando senza ritegno le gerarchie esistenti è divenuto presto il metodo adottato nelle aziende pubbliche. E' il caso dell'Enel. Ultimamente la Corte dei conti non si è solo occupata delle magagne del Campidoglio, ma, ad esempio, ha avanzato pesanti rilievi alla gestione dell'Ente nazionale per l'energia elettrica nell'anno 1998. Nel mirino della magistratura contabile sono finite in particolare le spese per consulenze (circa 120 miliardi di lire) sostenute nell'anno oggetto della relazione della Corte. 

Il deputato di Alleanza Nazionale, Gianni Alemanno ha presentato in proposito un'interrogazione parlamentare (n. 4-31714 del 29 settembre 2000). Scrive Alemanno: "La situazione nel 1999 e nel primo semestre 2000 appare notevolmente più pesante di quella oggetto dell'esame; tuttora la maggior parte delle spese sostenute concerne le relazioni esterne e l'immagine della società Enel e del suo top management; le spese sostenute per tali attività, oltre a non essere suscettibili di qualsiasi valutazione di necessità ed efficacia, appaiono certamente caratterizzate da scarsa trasparenza e suggeriscono forti perplessità sulla loro destinazione finale". Per essere più concreto (pure senza fare nomi) Alemanno cita un esempio eclatante. Quello di un non meglio specificato dirigente Enel che nel corso del 1999 "avrebbe dato le dimissioni dal gruppo e che contestualmente all'accettazione delle dimissioni avrebbe ricevuto delle consulenze per curare la comunicazione del gruppo e della società Wind a fronte di un compenso oltre che doppio rispetto allo stipendio percepito". Lo stesso alto dirigente "sarebbe incaricato delle compagne pubblicitarie di Wind e di parte di quelle del gruppo, gestendo i costi relativi". 

Alemanno osserva allora che "il sistema sugli sconti sulle campagne pubblicitarie consente di disporre di notevoli risorse la cui destinazione non può non essere del tutto poco trasparente". E chiede al presidente del Consiglio, ai ministro del Tesoro, dell'Industria e del Commercio se le notizie delle quali è venuto a conoscenza corrispondano a verità e "se non si intenda dar corso ad un'indagine su quanto segnalato prima che della situazione se ne occupi una magistratura diversa da quella contabile". In generale, Alemanno chiede "quali provvedimenti si intenda assumere nei confronti dei vertici dell'Enel sembrano utilizzare per fini non rientranti tra quelli propri dell'Enel, risorse di una società ancora di proprietà dello Stato per oltre il 60 per cento, messe a disposizione della stessa dagli utenti che dalla privatizzazione e liberalizzazione si aspettano invece ben altro". 

missiroli@opinione.it