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  MENABO'

Rutelli mostra
la grinta giusta:
"Sono stanco"

di Lector in Fabula

Da questo numero inauguriamo "Menabò", una rubrica che ripercorrerà gli avvenimenti salienti della settimana attraverso l'occhio della carta stampata. Stampata e digitale, dal momento che attingeremo anche a quel che i giornalisti scrivono sulle testate online. Sarà per forza di cose una rassegna "di parte". Perché selezioneremo gli argomenti e anche i giornali, privilegiando quelli che ruotano attorno al vasto mondo dell'editoria di centrodestra. Non mancheranno, tuttavia, rapide escursioni anche in "territorio indiano".

IL TENNISTA E IL NERONE
Questa settimana tutto gira attorno all'avvio della campagna elettorale con la decisione dell'Ulivo di accelerare la nomination di Francesco Rutelli, dopo che pure quelli del Grande Fratello erano arrivati prima. L'annuncio viene dato dal premier in carica, Giuliano Amato, in diretta tv, ospite della trasmissione di Bruno Vespa "Porta a porta". E sul Giornale del 26 settembre, Paolo Guzzanti commenta: "Siamo al colpo di Stato, scusate, al colpo di scena. Ce lo ha offerto ieri sera in diretta tivvù Giuliano Amato, detto il Tennista, il quale ha annunciato di aver già scelto il suo successore. L'ha letto nei libri di storia: quando un imperatore si sente alla fine, adotta il successore già scelto per lui dalla guardia pretoriana. Ed è il pretorio degli ottimati e dei bodyguards di quella gente che si irrita moltissimo se li chiami comunisti (…) che per acclamazione poi nomina l'imperatore. Ieri un Giuliano Amato da buon viso a cattivo gioco ha annunciato al popolo che Rutelli è il suo successore e ci ha invitati a gridare viva Rutelli, cosa che non faremo mai neppure sotto tortura, per puro rispetto della natura del comico, dal momento che dopo gli eroi di Rabelais è difficile immaginare Rutelli for president, lo stesso che si spacciava per sindaco di Roma aggirandosi nudo di notte sulle mura aureliane drappeggiato nel tricolore". Un Rutelli-Nerone, come poi dirà Guzzanti ricordando che "lì, su Porta San Pancrazio, lo vedemmo una notte suonare melanconiche melodie mentre la pineta di Ostia andava a fuoco".

UNO STILE TRUCULENTO
Sulle prime esternazioni rutelliane interviene Arturo Diaconale, su L'opinione dello stesso 26 settembre: "Bastava un atto di discontinuità rispetto alla tradizione della delegittimazione e della criminalizzazione dell'avversario che la sinistra di eredità leninista e stalinista porta avanti da tempo immemorabile. Sarebbe stato sufficiente definire l'antagonista Silvio Berlusconi come l'avversario da battere e non come il nemico di schiacciare, sputtanare e distruggere. Invece, il sindaco di Roma si è impossessato di tutti i toni più truculenti e beceri della propaganda post-comunista. Ed ha riempito il leader della Casa delle libertà di una serie di insulti e contumelie che lasciano chiaramente intedere quale sarà la piega della campagna elettorale che si svilupperà fino a primavera".

FAMIGLI E CLIENTES
Il primo giorno da candidato premier non è un giorno fortunato per Rutelli. Dalla Corte dei Conti arriva una mazzata che getta luce sinistra sui metodi di governo della città di Roma: il sindaco è condannato per le consulenze esterne affidate tra il '93 e il '96 dal Comune di Roma. Assieme ad un gruppo di assessori e dirigenti, Rutelli dovrà risarcire all'erario 3 miliardi e 329 milioni. Nella stampa di sinistra suona l'allarme. E Curzio Maltese, su Repubblica.it del 27 settembre non è tenero con l'affarismo dei progressisti. Dopo aver criticato la gestione Prodi per alcune nomine clientelari affonda: "Con il successore D'Alema, si è tornati al classico tengo famiglia. Palazzo Chigi si è trasformata in una merchant bank per alcuni e in un trampolino di lancio per i collaboratori del capo, c'è stata una seconda e ancor più vergognosa lottizzazione alla Rai, poltrone e poltroncine di enti pubblici sono state distribuite fra amici e cortigiani. Meno di prima, ma senza neppure dare al Paese il segno di una svolta decisa. Qualche furbo di sinistra ha perfino teorizzato che questo agire cialtronesco, guarda un po', faceva parte della liquidazione del passato comunista. Come dire, eccoci, siamo uguali agli altri. Nel peggio, s'intende". E rivolto a Rutelli scrive: "Se vuole avere una speranza di vincere, ha il dovere di liquidare la sua corte capitolina e impugnare decisamente da oggi la bandiera della lotta al clientelismo, anche quello buono perché di sinistra". Se Maltese rimprovera la sinistra, Libero pubblica senza sconti nomi e cognomi dei "beneficiari" delle consulenze rutelliane. Soldi e regime, la dolce vita dei privilegiati.

IL GRIDO DI BATTAGLIA
Nel frattempo Rutelli sbarca a Sydney, pronto a sfruttare il primo palcoscenico gratuito (Mamma Rai sarà generosa di reportage, costruiti con i soldi pagati dal contribuente e Lilli Gruber, ripresa fuori campo, sembrerà più un'attivista di partito che una giornalista). Giorgio Gandola, eccellente inviato del Giornale non lo perde di vista un istante e ci regala commenti di grande ilarità: "La campagna elettorale di Francesco Rutelli, che porterà il popolo di sinistra alla riscossa, comincia con uno slogan da far tremare le pareti di Arcore: 'Ragazzi, sono stanco!'. Roba da Braveheart dei Parioli. E' distrutto il candidato premier dell'Ulivo quando scende dall'aereo che lo ha portato nel cuore delle sue Olimpiadi. Un giorno sul sofà in pelle della business class lo ha spossato più di una finale di canottaggio. Domanda preliminare: se ventidue ore lo riducono così come farà a sostenere una battaglia politica di ventidue settimane? Il motivo del crollo fisico lo rivela lui stesso: 'In aereo sono stato sveglio a studiare delle carte su come conquistare l'italiano di centro'. Cicciobello in visita al medaglificio azzurro ci ha perso il sonno e si è fatto venire la barba lunga. Costo dell'operazione: 14 milioni del Comune per il suo biglietto e quello della segretaria, che viaggia in economy".

IL "FANAGOTTON"
Rutelli non ha mai lavorato un'ora in vita sua, dice con interessato sarcasmo il leader della Casa delle libertà, Silvio Berlusconi. Un "fanagotton" spiega Il Foglio, è un "marchio dialettale dal latino 'ne guitta quidem', neppure una goccia, si presume di sudore". E in un editoriale come sempre non firmato del 27 settembre analizza le due strade che Rutelli può percorrere in questa campagna elettorale: "La prima è quella leggera, della battaglia d'immagine (…) Può dunque puntare sulla giovane età , su un programma minimo che non divida le forze della coalizione, su uno staff e un personale di governo in grado di competere con l'avversario, su liste molto molto Beautiful. E per il resto affidarsi al timbro della voce, alla battaglia dei sorrisi, alla prontezza, vivacità e serenità dei cosiddetti messaggi. Marketing insomma". La seconda è più impegnativa ma anche necessaria alle truppe depresse e sbandate della sinistra: "Restituire un senso di appartenenza, un tetto, una casa ai popoli dispersi del centro-sinistra (…) Con le fughe opportunistiche di Amato e D'Alema anche il sogno di un socialismo europeo innestato sul corpo del postcomunismo si è dissolto. Sarebbe venuta l'ora, con Rutelli, del Partito democratico, della casa dei progressisti. Sarebbe. Se ha voglia di lavorare".

LE SPINE DEL SINDACO
All'euforia del mercoledì si sostituisce la riflessione del giovedì (28 settembre). E Stefano Folli sul Corriere della Sera racconta "le spine del sindaco candidato ma non leader". Scrive il notista politico: "Al ritorno da Sydney, Francesco Rutelli dovrà prendere atto che la breve luna di miele di cui sta godendo come candidato premier è destinata a durare poco. C'è la convention del 21 ottobre, in cui il momento mediatico prevarrà sui conflitti politici. Ma prima e dopo quella data, il sindaco di Roma sa di dover camminare sui chiodi". Il problema è quello di amalgamare gli interessi di una coalizione eterogenea, la cui litigiosità ha fatto naufragare già tre premier (Amato compreso). Mastella, il Ppi, la sinistra ds già chiedono spazio e posti, mentre all'interno del suo partito, la sortita di Veltroni non è stata apprezzata da tutti. "I problemi di Rutelli - sostiene Folli - nascono da una doppia condizione: essere il candidato di una coalizione che resta divisa e non essere il leader naturale di tale coalizione (…) Non c'è dubbio che la strada del sindaco sia in salita".

QUESTIONE DI GUSTI
Rutelli? Non è affatto bello, sostiene Giuliano Ferrara sul Foglio del lunedì (2 ottobre). Un azzardo? Leggere per credere: "Sarà la cocente invidia che attanaglia un elefante che osserva una ballerina. Sarà la mestizia di un grasso davanti a un magro. Sarà la gelosia segreta, rovente, di un freak al cospetto di normotipo. Ma certe cose anche gli elefanti, nel loro piccolo, non possono tenersele. Bisogna osare, osare e dire, bisogna dirlo anche sfidando il ridicolo". Cosa, bisogna dire? Che "Francesco Rutelli non è affatto bello (…) Rutelli può avere un aspetto gradevole. Lo si conceda. Può essere che abbia una faccia impersonale, pulita, sana: non lo si può negare. Può funzionare come modello di regolarità e funzionalità dell'esistenza, come testimonianza di una giornata piana e agiata, come sublimazione di ogni dolore nell'intrattenimento della vita quieta, paciosa, ben scandita. Ma non dà ansia, quello sguardo di chi si considera piacente, di chi piace prima di tutto a se stesso. Non richiede riflessione e astrazione, non agita fantasmi letterari e non lascia immaginare alcunché di pittorico, non genera speciali sentimenti negativi o positivi, non porta la corrente e non provoca la febbre dell'intelletto". In attesa dunque che il centro-sinistra faccia conoscere il suo programma, Ferrara smonta l'argomento principale della campagna rutelliana.

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