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  CATTIVI PENSIERI

L'eredità avvelenata
del maligno Amato
che rinunciò al nulla

di Vittorio Mathieu

Amato maligno. Non solo rinuncia a una candidatura senza aspettare che gliela neghino, ma fa sapere a tutti che la giudica una candidatura al nulla; che la sua rinuncia non gli costa perché è una rinuncia al nulla. Sono tutti persuasi di perdere le prossime elezioni nel centrosinistra, ma non si dovrebbe dirlo così. Ancor meno mostrar di preferire che il candidato a perderle sia un altro. Infatti quello che perde le prossime elezioni è quasi impossibile che sia il candidato alle successive, e le successive, chi sa, si potrebbero anche vincere. Il centrosinistra si prepara a rendere la vita impossibile alla Casa delle libertà. Le lascia un'eredità avvelenata, sulla quale non si può esercitare il beneficio d'inventario. E, quando si tratta di far scontare ad altri le conseguenze dei propri errori, le sinistre non badano ai mezzi. Ci pensi fin d'ora il Polo, tenendo presente che i più temibili non saranno i discorsi parlamentari.

Uno dei più seccati per l'iniziativa di Amato dovrebbe essere D'Alema. Era stato lui il primo a chiamarsi fuori. Se non avesse avuto il piano di ritirarsi per cinque anni alla guida del partito, non si sarebbe dimesso dopo la sconfitta alle regionali. Se avesse visto la possibilità di rifarsi già nel 2001, avrebbe dichiarato eroicamente: "Combatterò, procomberò sol io". Al contrario, colse l'occasione per non trovarsi nell'imbarazzante situazione di presidente del Consiglio nel momento di impegnare una battaglia perduta. Amato gli era servito così bene. Sono certo che D'Alema lo sosteneva sinceramente. Non è vero che a sinistra (o anche a destra) ciascuno cerchi di segare il ramo su cui è seduto l'altro. Certe solidarietà sono sincere. Ma Amato ha ripagato a quel modo.

Ora tocca a Rutelli sedersi sulla sedia che scotta. Ma Rutelli, al contrario dei precedenti, non ha ragione per lasciare di nuovo il posto a un altro. Il suo destino non è, in ogni caso, quello della vittima sacrificale: che cosa avrebbe da sacrificare? L'ammirazione femminile non gli verrà meno se cadrà eroicamente alle Termopili; e l'imitazione di Leonida, restando puramente virtuale, gli varrà qualche compensazione, adeguata a chi ha ricoperto per due turni la carica di sindaco di Roma. Come quando uno si lascia mettere in una lista dove sa che non verrà eletto, aspettando in compenso la presidenza dell'Azienda elettrica municipale.