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  USA 2000: LO SPRINT FINALE

La rincorsa di Bush
alle promesse
di Babbo Natale

di Alberto Pasolini Zanelli

A otto settimane scarse dal traguardo, la corsa alla Casa Bianca è ancora, dicono le cifre, tutta aperta. Ma l'iniziativa è, da tre settimane, nelle mani del candidato "sbagliato", quello che per tutto il resto dell'anno l'aveva subita ed era stato indietro. Gli ultimi sondaggi danno Al Gore e George Bush in parità quanto alle intenzioni di voto, ma dicono anche che Gore continua ad essere in vantaggio sulle "issues", cioè nel confronto fra i programmi; cioè sul terreno che dovrebbe essere il più favorevole al suo avversario. Che cosa è cambiato nella campagna elettorale americana? E che cosa succede a George Bush? Si è incrinato un mito e si è creato un enigma. Nei venti minuti di un suo discorso Al Gore ha capovolto la tendenza di dodici mesi e Bush continua a comportarsi come se aspettasse di tirare a bordo la rete. Prende tempo. E il tempo a sua disposizione non è illimitato.

L'America è davvero pronta a mandare alla Casa Bianca un uomo di cui ha sempre diffidato? E' possibile, perché Gore è riuscito a trovare un motivo per farsi votare. Vecchio come il mondo ma sempre valido: promette di tutto a tutti. Il suo ultimo travestimento è Babbo Natale, e non è facile votare contro Babbo Natale, soprattutto quando la sua gerla è piena e si chiama surDaily. Per la prima volta in più di mezzo secolo, il bilancio federale è in attivo, e non di due lire ma di una cascata di miliardi di dollari. Fino a poche settimane fa il dibattito politico è stato su che farne. Bush proponeva di restituire il denaro al contribuente diminuendo le tasse, Clinton ribatteva che sarebbe stato meglio impiegarlo a pagare il debito pubblico pregresso. E' arrivato Gore e ha detto: distribuiamo tutti questi soldi a chi "ne ha bisogno". Un concetto vago, ma popolare. Anche in un paese ricco come l'America non è difficile trovare una maggioranza di cittadini che hanno dei bisogni o credono di averne. Per Gore è facilissimo: promette qualcosa a tutti, tranne che a pochi "potenti" non meglio identificati, contro i quali "mi batterò, se mi eleggerete, per le famiglie della gente che lavora".

Linguaggio da lotta di classe, ma c'è sotto ben altro. Gore cerca, e trova, i suoi bersagli nel ceto medio. In particolare fra le donne. L'elettorato senza il quale nessun democratico può vincere una elezione, e che stava per abbandonarli. Fino a tre settimane fa il suffragio femminile si divideva equamente fra i due candidati, assicurando il successo di Bush con il solito plebiscito maschile per i repubblicani. Il motivo era semplice: Gore non ispirava fiducia e Bush sì. Adesso milioni di donne hanno cambiato idea. Non sul venditore ma sulla sua merce. Molte trovano le sue offerte "irresistibili". Delle cose che Babbo Natale promette, nove su dieci sono per loro: scuole, asili, assistenza, aborto libero e protetto, garanzie a pioggia. E mostra loro le casse dello Stato stracolme di dollari. E' difficile dirgli di no, soprattutto perché nessuno è scattato in piedi subito, a dimostrare cifre alla mano che se tutte quelle promesse venissero mantenute, il surDaily sparirebbe in pochi mesi. E tornerebbe l'ora dei debiti. Toccava a Bush, e Bush ha cominciato a dirlo. Ma con un ritardo che può aver compromesso tutto.

 

USA 2000
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