...

 

  FORZA ITALIA

"Go, Silvio, go".
Le Fondazioni Usa
scoprono Berlusconi

di Margherita Paglia

Se in Europa Silvio Berlusconi s'è accreditato come esponente di spicco dello schieramento moderato sotto il vessillo del Ppe, oltre Atlantico comincia a piacere anche alle Fondazioni che gravitano nella galassia repubblicana. Checché se ne pensi, c'è gente assai informata sulla politica italiana, nelle grandi think-tank americane. Lì c'è chi guarda all'Italia con grande interesse, vuoi per amici entrati in politica vuoi per il fascino del Belpaese, e potrebbe avere idee, modelli, riflessioni utili da proporre. L'ultima notizia arriva dal Ludwig von Mises Institute (
www.mises.org). Il presidente, Lew Rockwell (www.lewrockwell.com), ha recentemente aperto le news quotidiane più volte con titoli come "Go, Silvio, go", elogiando le proposte di legge presentate dal Polo prima dell'estate. Il Mises è la più libertaria fra le istituzioni d'Oltreoceano, e tende a parteggiare per la casa delle Libertà.

Ma la simpatia per il mondo politico-culturale del centro-destra italiano non si ferma al von Mises. Non è un mistero, per esempio, che l'Atlas Economic Research Foundation (
www.atlas-fdn.org) osservi con grande attenzione i fermenti libertarieggianti della cultura italiana. Alejandro Chafuen, che ne è il direttore ed è un quarto italiano per parte di madre, al tema ha dedicato un fascicolo della serie di bollettini della sua Fondazione, ed è in costante contatto con i guru del liberalismo italofono. Vecchia gloria del lobbying americano, è l'American Enterprise Institute (www.aei.org), dove oggi siedono ai piani alti Jeane Kirkpatrick, Newt Gingrich e Michael Novak. L'Aei ha avuto, negli anni scorsi, persino uno scholar italiano, Flavio Felice, allievo di Rocco Buttiglione. E, come istituzione principe della galassia conservatrice, avrebbe tutte le carte in regola per stabilire un certo feeling con le forze politiche italiane. Che mostrano interesse, ma fanno poco: ospiti dello Aei, negli anni, sono stati personaggi come Gianni Alemanno e Gustavo Selva, quest'ultimo lo scorso agosto, sempre a parlottare con Michael Ledeen, che di italiano ne mastica di suo. Niente, però, è andato al di là di pranzi in compagnia e belle dichiarazioni d'intenti.

L'Heritage Foundation (
www.heritage.org) nacque, negli anni Settanta, proprio perché l'Aei sembrava essersi "rammollito", e fare una politica corporativa a uso e consumo del big business. Se l'istituto di Michael Novak è poi tornato sui propri passi, la Heritage resta il think tank conservatore più aggressivo. E più influente: basti pensare che quando Bill Clinton sconfisse George Bush lo fece (anche) citando a suo vantaggio studi della Fondazione riguardo il rapporto fra tassazione e prosperità economica. Per sua natura, la Heritage guarda più alla politica americana che alla scena europea, però il suo Presidente, Ed Feulner, guarda con interesse all'azione politica di alcuni amici italiani, come Antonio Martino.

Il cattolicissimo "Acton Institute" (
www.acton.org) ha buoni contatti non solo con il Vaticano ma anche con i cattolici e i liberali italiani, tant'è che una raccolta di scritti del suo presidente, Robert Sirico, verrà presto data alle stampe dalla Rubbettino di Soveria Mannelli (auspice Dario Antiseri). Un caso? Neanche per sogno. Sirico, che parla correntemente italiano, cerca un appiglio dalle nostre parti per sfondare in Piazza San Pietro. Simile il discorso per il Cato Institute (www.cato.org), senz'altro il più radicale fra gli istituti di ricerca che si occupano di public-policy. Il Cato, fondato da Murray Rothbard e diretto "da sempre" da Ed Crane, s'occupa sostanzialmente di politica interna, con qualche sguardo alle spese militari ("da tagliare, sempre"), ma si va ampliando in altre direzioni. Quella privilegiata guarda all'America Latina ed alla Spagna. Ma Jose Pinera, mago cileno delle pensioni e responsabile di queste nuove iniziative, non nasconde un vivo interesse per il Belpaese. Sperando di fare presto di meglio e di più.