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  USA 2000: LO SPRINT FINALE

CNN in crisi: cade la
testa di Kaplan, grande
amico dei Clinton

di Andrea Mancia

La notizia è di quelle che scottano, anche se in Italia è stata praticamente occultata dai mezzi d'informazione: Rick Kaplan, discusso e discutibile amico di Bill Clinton (e famiglia), da un paio di settimane non è più il presidente di CNN/Usa. Nell'autunno del 1997, quando era passato da ABC News alla testa del network fondato da Ted Turner, CNN poteva vantare una media quotidiana di spettatori che sfiorava il mezzo milione di unità. Oggi, dopo la cura-Kaplan, i cittadini statunitensi che ogni giorno decidono di tenersi informati seguendo i programmi della cable-tv di Atlanta sono soltanto 288mila. Un crollo verticale e costante nel tempo che diventa addirittura sconcertante per quanto riguarda le trasmissioni in prima serata, con una media del 47 per cento di spettatori in meno rispetto al 1997. Mentre qualche anno fa CNN aveva il monopolio di fatto dell'informazione televisiva via cavo, insomma, oggi è insidiata dalla presenza di nuovi agguerritissimi concorrenti, come Fox News Channel (225mila spettatori) e MSNBC (208mila). E se i cavi della CNN hanno da tempo raggiunto il 100 per cento del territorio statunitense, FNC e MSNBC - insieme - possono a stento arrivare in due terzi delle case americane. Con margini di miglioramento, dunque, che mettono in serio pericolo la futura leadership del colosso di Atlanta in questo segmento di mercato.

La concorrenza di FNC e MSNBC, però, non può da sola spiegare i numeri impressionanti di questo fallimento. E molti analisti, da mesi, indicavano proprio in Rick Kaplan il principale responsabile di questo disastro. Un'opinione che è diventata un fatto quando, negli ultimi giorni di agosto, Kaplan è stato costretto a dimettersi dalla sua carica dopo insistenti pressioni da parte del management di Time Warner (la casa- madre del network). Time Warner è sull'orlo di una fusione da 134 miliardi di dollari con America On-Line e secondo Tom Wolzien, analista alla Sanford Bernstein, "vuole fare ordine in casa propria prima di farci entrare degli estranei". Un atteggiamento comprensibile, anche perché nei suoi tre anni alla CNN e in quelli trascorsi alla ABC Kaplan è riuscito ad accumulare una serie davvero imbarazzante di gaffe ed errori di valutazione.

Accecato dai suoi istinti liberal, per esempio, Kaplan non riuscì (o non volle) evitare la clamorosa bufala di "Newsstand" sull'utilizzo di gas nervino da parte dell'esercito Usa in Vietnam. Un fiasco colossale trasmesso proprio nel giorno del debutto del programma che, almeno nelle intenzioni di Kaplan, avrebbe dovuto risollevare le malandate sorti di CNN nel primetime. E poi una serie interminabile di episodi (tutti documentati) che gli hanno definitivamente alienato le simpatie degli americani di non strettissima osservanza democratica: le partite a golf con Clinton; le notti trascorse con la figlia alla Casa Bianca; il divieto assoluto per i suoi collaboratori di utilizzare il termine "scandalo" nei servizi sulle "fantasiose" raccolte di fondi di Clinton e Gore nel 1996; i ripetuti tête-à-tête con il dittatore cubano Fidel Castro; la "consulenza" data a Bill nell'affare Gennifer Flowers ("fatti intervistare in prima serata, gli americani se lo ricorderanno") quando era già ai vertici della ABC; lo scontro che ha portato alle dimissioni di Lou Dobbs (l'anchorman di "Moneyline"), l'unico giornalista della CNN che era riuscito a non perdere spettatori durante il suo "regime"; la strana telefonata a Hillary nella notte del suicidio di Vince Foster; la censura alle interviste di Sam Donaldson durante la campagna elettorale del 1992.

Abbastanza, insomma, per trasformare la CNN in quel "Clinton News Network" su cui hanno ironizzato negli ultimi anni i commentatori della destra statunitense. E abbastanza per compromettere, forse definitivamente, la credibilità giornalistica di un network che, nel bene e nel male, aveva trasformato il ruolo dell'informazione televisiva moderna. L'unica consolazione è che, insieme al suo Titanic, è affondato anche lui.

anmancia@tin.it