...

 

  HUMAN RIGHTS

Organizzazioni non
governative nel 
mirino di Cina e Cuba

di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti

Tra le sigle che si incontrano spulciando le notizie sui diritti umani del mondo c'è Ngo, Non Governative Organization. In italiano si traduce con Ong, Organizzazioni Non Governative. Per semplificare potremmo dire che sono grosse organizzazioni di "volontariato", un volontariato ben strutturato che pur fruendo di finanziamenti su scala nazionale e internazionale, riesce, in linea di massima, a non essere controllato direttamente dei governi.

Un gran numero di Ong sono attive nel campo dello sviluppo economico sociale e dei diritti umani. Ed è in questo, forse più che in ogni altro campo, che le organizzazioni non governative hanno ricoperto un ruolo cardine nel focalizzare l'attenzione dei governi, delle organizzazioni intergovernative e dell'opinione pubblica sul bisogno di promuovere e proteggere le libertà fondamentali. Le Ong riconosciute dall'Onu sono attualmente 2010. Vengono coordinate nell'Ecosoc (Consiglio Economico e Sociale), dove hanno uno status consultivo. Lo stato "consultivo" non permette di votare nelle riunioni dell'Ecosoc, ma consente di esprimere valutazioni pubbliche e di formulare raccomandazioni. Tanto per fare un esempio, sono Ong riconosciute dall'Ecosoc Amnesty International, Human Rights Watch, Medici senza frontiere, la Caritas, il Partito radicale transnazionale.

Nonostante i buoni principi, per le Ong la vita all'Onu non è mai stata facile. Spesso hanno una conoscenza specifica e approfondita delle situazioni di crisi di cui si deve occupare l'Onu, e non sempre si piegano ai principi della real politik. Le loro testimonianze dirette possono generare fastidio e imbarazzo politico perché portano all'attenzione della comunità internazionale realtà che i governi vorrebbero rimanessero strettamente riservate, o possibilmente ignorate. Di qui una volontà sempre meno celata da parte di diversi paesi di ridurle al silenzio ed impedirne qualsiasi efficacia. A partire dagli anni Ottanta, grazie al "diritto di tribuna" concesso loro da alcune Ong, la Sotto Commissione e la Commissione per i Diritti dell'Uomo hanno potuto-dovuto ascoltare le testimonianze di persone coinvolte in prima persona nei fatti. Personalità di diverse tendenze e origini, dissidenti o rifugiati, hanno avuto così accesso al massimo organismo internazionale. Gli episodi più noti hanno riguardato nel '92 l'ex-Jugoslavia, nel '94 il Ruanda, nel '99 Timor Est e nel 2000 la Cecenia.

Via via che le Ong si sono affermate come la principale voce per attirare l'attenzione sui conflitti interni, le pressioni per "regolamentarle" si sono accentuate. L'offensiva è condotta da un gruppo di paesi che non sono molto attenti al rispetto delle libertà fondamentali. Non tollerando le critiche, alcuni paesi si coalizzano in una sorta di "maggioranza automatica" che moltiplica le manovre di corridoio e di procedura per raggiungere i suoi obiettivi censori. Di questa "maggioranza automatica" fanno parte la Cina, Cuba, la Russia, il Sudan, il Pakistan. Recentemente, nel caso che ha per oggetto la Ong italiana Trp (Transnational Radical Party, la parte del Partito Radicale che si occupa di Diritti Umani in sede internazionale) anche l'India e la Turchia si sono aggiunte al novero dei paesi che chiedono una severa limitazione del "diritto di tribuna" per il personale "non di carriera diplomatica".

Vediamo alcuni dei più clamorosi esempi di ostruzionismo. Il 4 giugno 1999, giorno dell'anniversario del massacro di Tienammen, la Cina ha trascinato la "maggioranza automatica" nel voto che ha negato l'accredito per l'associazione "Human Right in China", fondata da un gruppo di democratici cinesi. Il voto negativo per la Ong è stato pretestuosamente motivato dal fatto che essendo i suoi membri cinesi, necessitava dell'assenso di Pechino. Lo scenario si è ripetuto alla Commissione per i Diritti Umani in aprile, quando la stessa coalizione ha confermato la solidarietà in aiuto della Cina per evitarle ogni possibile reprimenda sulle sue mancanze in materia di diritti fondamentali. L'anno scorso, una Ong svizzera, "Christian Solidarity", era stata esclusa su domanda di Kartum per aver invitato il capo dei "ribelli" sudisti del Sudan, John Garang, a prendere la parola nella stessa Commissione.

Sempre in testa a questa battaglia, Cuba e Cina hanno anche avanzato una denuncia contro l'associazione americana per la difesa delle libertà dei cittadini, "Freedom House". L'Avana l'accusa di aver accreditato un giurista membro di un'organizzazione vicina agli ambienti anticastristi e non riconosciuti dall'Onu. Sempre "Freedom House" è stata accusata da Pechino di aver invitato degli "elementi anticinesi" a una tavola rotonda. La Cina si lamenta anche del Segretario dell'Onu, che per tale convegno aveva "stranamente fornito i suoi servizi di traduzione". Ha continuato l'attacco a "Freedom House" il rappresentante del Sudan, che ha stigmatizzato duramente il fatto che la Ong americana abbia "osato pretendere" nel suo ultimo rapporto che Cina, Cuba e Sudan non erano degli Stati democratici. Il delegato russo ha chiuso l'accerchiamento chiedendosi retoricamente "su quali criteri si era basata Freedom House per emettere un tale giudizio". Per motivi di spazio ci fermiamo qui. Riprenderemo l'argomento la prossima settimana.