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  GIROMANGIANDO

Fasti del passato
e miserie
dei giorni nostri

di Angelo Mellone 

"Che prendi, dottò"? Scusi, i bicchieri sono sporchi: "Ecchecevuoi fa, è colpa della lavatrice". Scusi, mancano le posate e i tovaglioli. Scusi, il vino bianco è caldo: "Gliel'ho detto al direttore, ma quello non mi sta a sentire!". Scusi, ma avevate detto che nello spezzatino c'era la vignarola! "Eh, e ringraziate pure che c'ho trovato dei piselli da mettece…". Signore e signori, non siamo all'"Osteria economica" ma da "Mario", blasonatissimo ristorante toscano pieno zeppo di foto di divi e meno divi che, negli anni, si sono seduti ai tavoli di questo posto che passa per uno dei migliori ristoranti toscani di Roma. Mai affermazione fu più delirante.

Da dove cominciare? Pane del giorno prima e grissini industriali, servizio da mensa militare. Il menù? Anche se fosse esistito, noi non l'abbiamo saputo e ci hanno imposto di cominciare con delle verdure miste di antipasto, galleggianti nell'olio, e delle zucchine ripiene mediocri. Primi, i soliti toscani, cucinati neanche troppo bene. Di secondo, qualche piatto di carne servito in porzioni lillipuziane. Carta dei vini? Non c'hanno portato quella dei cibi, figuriamoci l'altra. I dolci, un gelatino insapore alla crema con (discreti) lamponi più qualcos'altro su cui abbiamo preferito non indagare.

Sorge tragicamente spontanea la question: per sessanta e passa mila lire, perché sottoporsi ad un tale tortura? "Mario" non è un locale accogliente, né ha delle particolarità estetiche degne di nota, la gentilezza del personale rimane fuori dalla porta, la qualità del cibo è, nella migliore delle ipotesi, passabile. Eppure qui i tavoli sono pieni, la gente è convinta di mangiare bene. Sarà, miracoli del Giubileo… 

angelomellone@hotmail.com

Mario, Via della Vite 55, Roma, tel. 06 6783818