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  HUMAN RIGHTS

Sul caso McGinn
il geniale cinismo
di George Bush jr.

di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti

Quasi nessun osservatore europeo si è accorto della genialità - un po' cinica a dire il vero - con cui George Bush Jr. ha saputo sfruttare a suo vantaggio le polemiche sulla pena di morte. L'antipatico candidato conservatore alla Casa Bianca negli ultimi mesi aveva esagerato in banalità, dicendosi matematicamente certo del perfetto funzionamento della macchina poliziesca e giudiziaria del Texas, lo Stato di cui è governatore da due legislature. Il fatto che il Texas da solo abbia compiuto circa un terzo delle 651 esecuzioni capitali statunitensi dal 1976 ad oggi stava cominciando a creare problemi di immagine al "Governatore di ferro", le cui posizioni ultrasevere stavano creando imbarazzo anche tra i mass-media più vicini al suo partito. La situazione di Bush si è rapidamente aggravata quando sono state pubblicate statistiche "serie" sul numero piuttosto elevato di condanne a morte che in un secondo tempo si sono rivelate sbagliate. Per qualche settimana Bush ha continuato a ripetere che gli errori giudiziari riguardavano il resto del paese, non il "suo" Texas. Poi ha trovato l'uovo di Colombo. A giugno ha concesso un rinvio dell'esecuzione a un certo Ricky McGinn, un uomo accusato di aver stuprato e ucciso una ragazzina di 12 anni, sua figlia acquisita. L'uomo si dichiarava innocente e chiedeva un supplemento di indagine? Accontentato.

Nell'incredulità generale, dopo aver firmato in questi ultimi anni 66 mandati di esecuzione, Bush ha firmato il suo primo mandato di sospensione. Tripudio degli abolizionisti, convinti che le loro (validissime) argomentazioni avessero toccato se non il cervello almeno il cuore dell'arcigno conservatore, tripudio dei Democratici, che credevano di aver costretto Bush a copiare le posizioni di Clinton e Gore, che dando un colpo al cerchio e uno alla botte si dichiarano favorevoli alla pena di morte ma anche favorevoli a ridurne drasticamente l'applicazione per via dei troppi errori giudiziari accertati, contenti soprattutto gli osservatori (distratti) italiani, convinti che la loro superiorità morale, intellettuale e politica fosse ormai talmente evidente da dover essere ammessa anche dal prossimo Presidente degli Stati Uniti.

Solo pochissimi si sono accorti che c'era qualcosa di strano nel comportamento di Bush (e tra i pochissimi, per fortuna, anche una italiana, Maria Giovanna Maglie), segnalando che il caso scelto per la prima applicazione di "clemenza" destava sospetti. E infatti il 12 luglio ecco l'esito del supplemento di indagine: l'analisi del dna ha confermato che lo sperma trovato nel corpo della vittima apparteneva con certezza pressoché assoluta al condannato. La notizia è stata ripresa solo da trafiletti di qua e di là dell'Atlantico, snobbata quasi a dire che Bush stavolta era stato fortunato. No, Bush stavolta è stato cinico ma geniale: ha scelto per la "revisione" un caso su cui ci fosse abbondanza di prove. E visto che c'era, l'ha scelto anche adeguatamente odioso.