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  IL FATTORE H

Al voto con il fantasma

di Luciano Lanna

E' il momento del fattore H, la nuova pregiudiziale "ad excludendum" che aleggia sulle vicende della politica italiana. Su di essa si vorrebbe minare l'affidabilità internazionale della Casa delle Libertà. Potrebbe essere legittimata in Europa una coalizione colpevole, almeno per una sua componente, di aver flirtato con Haider? Forse questo sarà il leit motiv d'apertura della campagna elettorale per le politiche del 2001. Giornalisti schierati e intellettuali organici hanno del resto già cominciato a intasare il circuito massmediatico. E ad avviare le danze è stato il filosofo Flores d'Arcais, sostenendo che il principio di maggioranza si attaglia solo alle democrazie giacobine (sic), mentre esso deve essere sovrastato da un "principio di legittimità costituzionale" in base al quale sono autorizzati a partecipare al governo non i partiti che raccolgono più voti ma quelli che "hanno collaborato all'abbattimento in guerra del nazifascismo".

Al resto dell'operazione ci pensano i giornalisti, scopritori e divulgatori della nuova pista eversiva, quella del "populismo della dorsale alpina" e della "nuova destra europea", un lavoro in cui si distinguono Paolo Rumiz di "Repubblica" e Bruno Luverà del Tg1. Il secondo ha appena mandato in libreria un libro - Il Dottor H - edito da Einaudi, in cui lancia l'allarme per un presunto "sconfinamento al centro" di una particolare cultura di destra regressiva, populista e xenofoba. Una evidente manifestazione ne sarebbe la proposta di legge presentata a marzo dal Polo e dalla Lega. E a finire nel mirino di Luverà è persino "Ideazione", in quanto espressione di un'area politico-culturale tipica di quel "centro conservatore europeo che scopre le virtù del populismo". Attenti, suggerisce Luverà, alla "strategia dello sconfinamento": i nuovi partiti di centro esprimono in realtà temi e domande di estrema destra. Il processo sarebbe partito nei primi anni Settanta e sarebbe ora giunto a maturazione soprattutto in Germania nella Cdu e nella Csu: "La nuova destra populista oltre a sottrarre spazio politico alle formazioni dell'estrema destra nostalgica, sconfina elettoralmente nel campo del centro e si accredita verso una parte del centro popolare europeo". La seconda minaccia, inoltre, sarebbe quella del regionalismo, diventato per la mediazione degli intellettuali della nuova destra, un pericoloso "piano inclinato". Insomma: c'è di tutto per criminalizzare Bossi e la Lega ma anche il Polo nel suo complesso e addirittura le formazioni interne al Ppe.

Peccato che, nel frattempo, a livello europeo sia già iniziata la marcia indietro rispetto alle sanzioni applicate all'Austria subito dopo l'accordo Schuessel-Haider. In questi mesi il fronte sanzionistico si è reso conto che la maggior parte dei paesi che appoggiavano le sanzioni lo facevano per evidenti tattiche di politica interna. "Le sanzioni servono a poco" ha fatto sapere Romano Prodi. Il governo francese ha invitato l'ambasciatore austriaco ai festeggiamenti per le celebrazioni del 14 luglio. Probabilmente entro settembre, e senza bisogno del referendum, si verificherà la fine delle sanzioni. Del resto, Oevp e Fpoe (il partito popolare austriaco e i liberal-nazionali)hanno raccolto, assieme, la maggioranza dei voti espressi dalla popolazione austriaca e dei rappresentanti che essa ha inviato in parlamento e nel programma che hanno sottoscritto non c'è alcuna minima minaccia di sospensione dei diritti e delle garanzie che sostanziano un regime liberal-democratico. E la Commissione dei tre saggi nominata dall'Unione europea per monitorare il rispetto delle minoranze in Austria avrà modo di verificarlo.

Ma quello che si sta allontanando in Europa può diventare, come abbiamo visto, lo schema della contrapposizione politica in Italia. E l'azione propagandistica operata dai circuiti massmediatici del "politicamente corretto" e del "pensiero unico liberal e progressista" è già in opera. L'assurdo sarebbe che, per uno strana auto-legittimazione intellettuale e morale, solo alcuni dei partiti presenti in un parlamento potrebbero aspirare a far parte di una coalizione ministeriale, qualunque sia la quota di consenso che raggiungono e il numero dei seggi che conquistano, mentre su altri vigerebbe un interdetto che non è contenuto in alcuna legge. Nessuno sottolinea che se questa fosse la prassi normale verrebbe di fatto violato il principio dell'uguaglianza tra i cittadini, che è la base delle stesse istituzioni liberal-democratiche. Peggio: si creerebbe una discriminazione tra individui di prima e di seconda scelta. La democrazia cesserebbe di essere l'espressione politica dello Stato di diritto per diventare un regime su base ideologica, diverso dai sistemi autoritari e totalitari soltanto per il diverso colore della formula di legittimità che lo giustifica. La strategia sarebbe quella di screditare e demonizzare preventivamente gli avversari. E Haider in questo non sarebbe che un fantasma. Come le "radici ideologiche" di An, l'antieuropeismo isolato di qualche esponente del centro-destra, nuove possibili azioni di propaganda giustizialista, il "conflitto di interessi" e via dicendo.

Chi su questo si è espresso senza mezzi termini è Ernesto Galli della Loggia. "E' una risorsa da disperati, come è ancor più da disperati ricorrere all'arma estrema di delegittimare all'estero una maggioranza che ha avuto la meglio in patria nelle urne. Sarebbe un'arma pericolosa e letale, perché tira in ballo l'opinione pubblica straniera che normalmente capisce assai poco della situazione italiana. E introdurre il giudizio di persone che non hanno una visione esatta delle cose di casa nostra è molto rischioso oltre che improprio. Certo se uno non ha altre armi…". Sullo stesso piano, probabilmente, si pongono l'uso mediatico della recente relazione dei Ds sullo stragismo o l'esternazione di Francesco Rutelli in Israele da dove ha definito razzista e antidemocratica la Lega e non affidabile sul piano internazionale la coalizione di centro-destra. 

"Il Polo è una coalizione affidabile, che non ha bisogno di patenti di democraticità" ha fatto sapere dal canto suo Alejandro Agag, segretario del Partito popolare europeo. Insomma, se la sinistra rischia di esagerare nell'usare Haider come clava contro la Casa delle Libertà rischia forse di farsi male da sola. E di finire isolata anche in quell'Europa di centro-sinistra che sta rivedendo il giudizio sulla politica austriaca. Galli della Loggia non ha dubbi: "Ritengo che ciò che è riuscito nel '94 non riuscirebbe nel 2001: una messa al bando della coalizione vincitrice spaccherebbe non solo il centro-sinistra, ma l'Europa". 

lucianolanna@hotmail.com