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  CASA DELLE LIBERTA'

Sulle macerie del giacobinismo

di Virgilio Ilari

Discettiamo pure, senza remore né autocensure, di liberalismo e di identità. Ciascuno cerca faticosamente la propria, ciascuno legittimamente cerca di rifletterla nell'azione politica. Le identità vanno conquistate, con lo studio, la passione, il confronto con quelle altrui. Esse possono sorreggerci o rinchiuderci, indicarci un senso e un cammino oppure sbarrarcelo per sempre. E' giusto che la Casa delle libertà sia vista anche come un muro bianco lasciato alla nostra immaginazione creativa. Ma essa ha anche una storia che non possiamo ignorare. E' una fase critica di un movimento di liberazione autenticamente popolare che deve confrontarsi con la ricostruzione di un paese distrutto alla radice dalla dittatura giacobina.

La Casa delle libertà è dunque, oggi, anzitutto un soggetto politico. Deve, ad esempio, dare una risposta politica e concreta, non ideologica e identitaria, al fatto che anche sugli stracci agitati dai detenuti in rivolta c'è scritto "libertà". Quel che ci unisce non è l' ideologia o una comune cultura politica. Le nostre radici sono diverse, le nostre identità troverebbero tutte posto dall'"altra parte della collina". Il centrosinistra le accoglie, le ammette tutte, purché al proprio interno. Tutte, anche quelle che ufficialmente ripudia.

Ma noi ci siamo ritrovati in una comune scelta di resistenza morale e politica contro un regime che ha tolto il futuro al nostro paese, che ci ha declassati da cittadini a sudditi, che ci ha dichiarati detenuti in libertà provvisoria, stranieri in patria. La nostra cultura comune è forgiata dalle sconfitte e dalle vittorie, dall'esempio delle nostre donne, più forti e più tenaci di noi nel non cedere alla tentazione dell'opportunismo, dell'attendismo, della servitù deresponsabilizzante. Le fondamenta della Casa delle libertà poggiano non sulle teorie ma sulla realtà, sulla nostra sofferenza, nell'ira per l'ingiustizia che ha stravolto anche il nostro viso.