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  HUMAN RIGHTS

Duecento nazioni
fanno i conti
con la democrazia

di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti

Tener d'occhio l'evoluzione o l'involuzione dei diritti umani nel mondo è una cosa molto meno noiosa di quel che sembra. L'unica accortezza è non far troppo caso al tono predicante e moraleggiante con cui i professionisti del buonismo vogliono sempre insegnare agli altri come devono vivere, e possibilmente come devono votare. In Italia sembra che si debba per forza avere un pedigree da boy-scouts un po' cresciuti o da romantici ceghevariani per occuparsi di carceri e patiboli, e soprattutto sembra che si debba guardare con cipiglio solo verso gli Stati Uniti o al massimo il Cile e l'Argentina per capire dove è il marcio nel mondo.
Non è vero, il mondo è molto più bello e vario di quel che dicono, e cose tremende avvengono a tutte le latitudini, sotto qualsiasi bandiera, e serve veramente a poco stilare statistiche di buoni e cattivi. E anche per scandalizzarsi non è indispensabile avere una tessera di partito, anche sotto altri cieli c'è gente con un minimo di interesse per le sorti dell'umanità.

Serve invece fare un'altra cosa: ricordarci che porre il singolo uomo e i suoi diritti al centro dello scacchiere è un buon sistema per affrontare il 2000. Vogliamo allora osservare i gradualissimi passi con cui le 188 nazioni del mondo fanno i conti con la democrazia. Qualcuno è molto avanti nel percorso, qualcun altro è molto indietro... la maggior parte dei paesi stanno nel mezzo, e noi osserveremo tutti con lo stesso metro, convinti che tra un bagno di sangue e l'altro arriveremo, anzi ci arriveranno altri molto dopo di noi, a un mondo migliore.
Tra i diritti che ogni essere umano deve veder riconosciuti c'è quello di non venir ucciso da un imperatore, da un re, un generale o un presidente della repubblica. La politica non deve uccidere esseri umani. Non lo può fare la politica di nessun colore, in nessun paese del mondo e per nessun motivo. Questa è la visione "occidentale", che al momento risulta piuttosto ottimistica. E non perché noi siamo "civili" e il mondo è ancora pieno di "selvaggi". No anche nelle nostre civilissime città, e case, e commissariati, e chiese e carceri e brefotrofi e... insomma dentro le nostre civilissime ed evolute coscienze occidentali c'è ancora tanta violenza. Ed è probabile che ci resterà per sempre, seppure "meliormente" controllata da noi stessi e dai nostri psicologi.

Nelle prossime "puntate" faremo un breve riassunto dei modi alquanto intelligenti e civili con cui l'Europa sta facendo pressione sul resto del mondo, vedremo come segnali minimi ma anche clamorosi e coraggiosi stiano arrivando da paesi che tutti ritenevamo fossero quasi senza speranza, come il Libano o l'Iran, la Nigeria o il Marocco, e vedremo come paesi "insospettabili" siano in realtà estremamente sanguinari. Insomma cercheremo di renderci utili. Nel senso che per capire come funziona la politica "globale" forse, oltre agli indicatori economici e alle trattazioni filosofiche, può servire anche dare un'occhiata a come i singoli paesi gestiscono commissariati, carceri e patiboli.